Ci ha lasciati Emilio Fede, il santificatore del cavaliere di Arcore: se ne va una storica voce del giornalismo televisivo italiano
La morte di Emilio Fede ci offre l'occasione per svolgere alcune considerazioni sul ruolo del giornalismo oggi
Se ne è andato all'età di 94 anni Emilio Fede, storica voce del giornalismo televisivo italiano. Al dispiacere per la dipartita vogliamo unire qualche considerazione critica sul suo ruolo. Emilio Fede ha rappresentato in maniera plastica la figura del giornalista organico alla fazione politica o, più precisamente, all'uomo politico, nel caso specifico il cavaliere Silvio Berlusconi: cavaliere per il quale Emilio Fede aveva una vera e propria venerazione, che non mancava di fare emergere, spesso sfacciatamente, nella sua conduzione del telegiornale su Rete 4. La conduzione di Emilio Fede, in effetti, aveva spesso un tono agiografico e marcatamente celebrativo nei confronti del cavaliere di Arcore, presentato quasi sempre come un benefattore dell'Italia, se non come un vero e proprio redentore sceso in terra per salvarci. In modo diametralmente opposto, erano puntualmente stigmatizzati i suoi critici e gli oppositori: memorabili le immagini scelte e mostrate degli oppositori di Berlusconi, quasi sempre immortalati in pose ridicole e tali da generare immediatamente avversione. Senza esagerazioni, il telegiornale di Emilio Fede assumeva non di rado l'andatura di una vera e propria tribuna elettorale. In molti hanno accusato Emilio Fede per questa sua partigianeria ostentata e senza veli. A ben vedere, egli ha semplicemente fatto in modo aperto e senza maschera ciò che grosso modo fa la maggior parte del giornalismo oggi: celebrare l'ordine dominante, fornendo i quadri sovrastrutturali alle strutture egemoniche e celebrando più o meno direttamente lo status quo. Diceva Bourdieu che gli intellettuali sono la parte dominata della classe dominante, alla quale forniscono i quadri ideologici di riferimento: definizione efficace, dalla quale si evince come gli intellettuali e, nel caso specifico, i giornalisti debbano offrire il loro capitale culturale ai gruppi dominanti, rendendolo dunque necessariamente degno di essere acquistato. Emilio Fede lo ha fatto come quasi tutti gli altri giornalisti, ma in maniera aperta e senza nascondersi dietro la maschera della oggettività e della avalutatività. La massima parte dei giornalisti oggi operano in maniera analoga, ma fingendo di essere avalutativi e imparziali, dunque aggiungendo alla partigianeria quella ipocrisia che se non altro a Emilio Fede era estranea.
di Diego Fusaro