George e Vittoria di Russia si raccontano dopo il battesimo di Kira Leonida: progetti di vita per gli eredi della dinastia Romanov

A pochi giorni dal battesimo della piccola Principessa nella capitale russa, che ha visto partecipare come padrino Emanuele Filiberto di Savoia, l’erede Romanov ripercorre la storia della famiglia imperiale

George e Vittoria di Russia si raccontano dopo il battesimo di Kira Leonida: progetti di vita per gli eredi della dinastia Romanov

Granduca George, da poco avete accolto una bambina nella vostra famiglia, Kira Leonida. Perché avete scelto questo nome? Abbiamo scelto due nomi di famiglia. Kira, la Granduchessa sorella di mio nonno e Leonida il nome di mia nonna. Sono nomi che per noi hanno una storia importante e ci siamo affezionati. Questo nome rende omaggio alle 3 dirette dinastie da cui discende Kira Leonida: i Romanov i Bagration ed i Preussen in quanto Leonida era nata Principessa Bagration Moukrani di Georgia, ossia la famiglia regnante di Georgia ed una delle dinastie più antiche del mondo. La granduchessa Kira che era una donna splendida, andò in sposa a Luigi Ferdinando di Prussia che era il figlio del principe ereditario di Prussia, benché questultimo non regnò mai.

A chi assomiglia Kira Leonida? Tutti pensiamo che somigli a suo padre ed a sua nonna, la granduchessa Maria. L’importante è che sia sana ed al momento è una bimba veramente molto tranquilla e sorride sempre.

Siete una famiglia cosmopolita. Esattamente. Viviamo tra la Russia, l’Italia, la Spagna, il Belgio, il Medio Oriente. Sono tutte esperienze formative per noi e per i bambini. Nostro figlio maggiore, Alexander, a 2 anni parlava già 4 lingue proprio come noi che siamo multilingue.

Questo cosmopolitismo è un tratto distintivo delle famiglie reali in generale? Direi di si: se si pensa che le famiglie reali sono tutte imparentate fra di loro, in Europa. Ad esempio, mio padre e mia madre sono cugini di terzo grado, anche se mia madre è una Romanov e mio padre è un Principe di Prussia. Ci sono talmente tanti legami tra le varie famiglie attraverso matrimoni che sono avvenuti nei secoli tra vari membri, che è anche difficile ricordare tutte le parentele in comune tra le varie case reali. Senza dimenticare che gli stessi Romanov, e soprattutto Pietro il Grande, sono stati coloro che per primi hanno iniziato a viaggiare fuori dal proprio Paese. Si pensi a Pietro il Grande che andò ad imparare lui stesso come si fabbricavano le navi in Olanda. Oppure a Caterina la Grande che sviluppò l’illuminismo. C’è sempre stato questo tratto distintivo di voler creare delle maggiori opportunità per il proprio Paese.

Lei porta il doppio titolo di Granduca di Russia e Principe di Prussia, ci può spiegare meglio? Moltissimi membri di famiglie reali hanno due o più titoli. Basti pensare allo stesso Re Carlo d’Inghilterra che porta il titolo di sua madre ma che ha anche i titoli di suo padre, Principe di Grecia. Certamente è un onore per me appartenere a due casati così importanti e che hanno avuto un impatto così rilevante sulla storia l’arte la cultura e lo sviluppo del proprio paese e contributo che hanno reso al mondo in generale.

Principessa Vittoria, lei è figlia di un ambasciatore, abituata fin da piccola a frequentare un ambiente internazionale e parlare molte lingue. Quando ha sposato George di Russia ha dovuto imparare il russo? Si, certamente, pure essendo il russo una lingua molto difficile, sono stata aiutata dal fatto che conoscevo molti altri idiomi. Ma è stato tutto più semplice e naturale possibile. Mio marito ha molti titoli, ma è una persona umile ed un grande lavoratore. Per me è stato facile inserirmi grazie alla sua guida ma anche grazie al caloroso benvenuto che mi hanno trasmesso tutti i membri della sua famiglia; fin dall’inizio mi sono sentita benvoluta.

Un aneddoto divertente? Eravamo a Roma e con un amico discendente di Tolstoi volevamo andare a vedere uno show ai fori imperiali. C’è da prenotare i biglietti e così telefoniamo alla centralina. “Buongiorno vorremmo tre biglietti a nome Tolstoi, Romanoff…” il signore dalla parte opposta interviene subito e dice “ e il terzo lo so, non me lo dica: per Anna Karenina”. Rispondo io: “spero di fare una fine migliore!”

Granduca, ogni anno ad Ekaterininburgo centinaia di migliaia di persone russe, ma anche ortodossi appartenenti a Paesi ex sovietici, ricordano il giorno in cui lo Zar e la sua famiglia vennero trucidati.  Che effetto le fa? È importante per noi che dopo tanti decenni ci sia una consapevolezza storica. La famiglia Romanov è stata uccisa, esiliata, e fortemente screditata, dopo che per 300 anni ha servito il proprio Paese e lo zar Nicola II ha pagato con la sua vita e quella dei suoi figli. Non dico che in 300 anni non ci siano stati errori da parte della famiglia, ma che l’enorme contributo che la dinastia ha dato al Paese vada riconosciuto. Da questo punto di vista dal 1991 ad oggi la nostra famiglia è potuta tornare in patria ed i miei nonni sono stati seppelliti nel Pantheon di famiglia accanto alle salme di tutti gli Zar della nostra dinastia. Qualcosa che i miei nonni, vissuti esuli durante il comunismo, non avrebbero mai potuto immaginare sarebbe potuto succedere un giorno.

Ed infatti il vostro matrimonio ha fatto notizia in tutto il mondo. Nel 91 fece grande notizia il fatto che i miei nonni furono riammessi in patria e poi che vennero sepolti a San Pietroburgo. Il nostro matrimonio celebrato a San Pietroburgo è stata una notizia di cui hanno parlato i media di tutto il mondo, ed ora i battesimi dei nostri figli. Si inscrive a mio avviso tutto in una logica di continuità e riallaccio storico. Dopo tutto la storia è il bagaglio culturale di un popolo ed è importante non dimenticare il passato qualunque esso sia, e forse anche imparare da esso.

Quali sono i valori della vostra famiglia? Sono cresciuto con i valori del rispetto, aiutare il prossimo, continuare la dinastia con rispetto verso il passato ed impegno verso il futuro. Portare un nome come il nostro significa essere lo specchio di una famiglia e di una storia che tutti conoscono, ovunque nel mondo il nome Romanov evoca ed affascina. Per noi cercare di utilizzare il nostro nome per aiutare delle cause benefiche in cui crediamo è un onore.

Le è mai stato proposto di entrare in politica? Non ritengo che membri di una famiglia reale abbiano alcun motivo per interessarsi alla politica. Noi rappresentiamo unidentità storica, culturale e sociale che travalica i confini della politica. I sovrani regnanti sono figure super partes, garanti della stabilità nazionale. La monarchia è un’istituzione nella quale tutti i cittadini si sentono rappresentati.

E lei che ha sposato la figlia di un diplomatico italiano, che rapporto ha con il nostro Paese? Prima di conoscere mia moglie ero più stanziale in Francia ed in Spagna. Avevo amici in Italia ma ci andavo sporadicamente. Ora ovviamente la situazione è ben diversa, ho acquisto maggiore padronanza con la lingua e vi trascorro lunghi periodi. È un paese bellissimo, dove ti senti a casa e dove c è sempre qualcosa in più da scoprire a livello artistico non si finisce mai!

E lei Principessa che rapporto ha con la Russia? Un Paese bellissimo ed affascinante. La cultura russa è sopraffina e le persone sono sempre accoglienti. La cosa che maggiormente colpisce è la dimensione di questo Paese, praticamente un continente, e a me che venivo dal Belgio dove mio padre era ambasciatore, all’ inizio sembravano tanti 100 km, adesso sembrano pochi 5000 km per andare da Mosca al Baikal per esempio… e non sono ancora andata a Vladivostok che è accanto al Giappone a 9000 km da Mosca.

Principessa, il fatto di avere una famiglia così cosmopolita è un vantaggio? Certamente. Avere una conoscenza di più mondi e più culture è un privilegio. Fornisce un’apertura mentale vasta ed una maggiore consapevolezza delle cose e del mondo.  Cerchiamo di fare in modo che i nostri figli possano anche avere questa opportunità. Anche perché doversi comparare ad altre culture e situazioni differenti dalle nostre crea stimoli e solidifica la personalità. Ti rende meno schiavo dei giudizi altrui, perché ciò che è alla moda in Italia non è alla moda in Sudamerica ad esempio. E questo fa sì che tu cresca senza dover per forza incasellarti in una determinata idea di come dovresti essere o cosa dovresti fare.

Lei infatti ha studiato in scuole internazionali. Ho studiato un po’ ovunque in verità, ma la scuola europea a Bruxelles è stata la più formativa di tutte. Avere a che fare con ragazzi di 15 Paesi diversi era qualcosa di fantastico e fantascientifico negli anni 90. Avevamo un’apertura mentale che ci ha permesso di essere liberi, rispettosi e tolleranti nella più ampia accezione del termine.

Che progetti avete per il futuro? Forse allargare ancora di più la famiglia? Direi che la famiglia è già abbastanza larga, anche perché si devono aggiungere i nostri animali, per lo più cani che abbiamo riscattato da vari canili. Continuiamo con il nostro lavoro, i nostri progetti benefici, occuparci dei bambini, partecipare agli eventi che abbiamo in programma come rappresentanti del nostro Casato. E se poi un giorno una cicogna dovesse di nuovo volare sul nostro tetto…beh, sarebbe certamente la benvenuta.