Trump come "Katechon" e J. D. Vance nel ruolo di "Papa". L'intuizione stimolante di Ettore Gotti Tedeschi

Chi argina il male nella Chiesa Cattolica? Chi resiste al potere totalizzante della propaganda?

In un interessante conversazione del "banchiere di Dio" Ettore Gotti Tedeschi con Giovanni Zenone (Il Conclave secondo Gotti Tedeschi; Fede e Cultura Universitas) è emerso un suo apprezzamento per il discorso di Monaco tenuto dal Vice Presidente J.D. Vance nel febbraio di quest'anno. Un discorso tanto laico quanto cattolico, tanto che Gotti Tedeschi ha assimilato la "predicazione" etica e cristiana di Vance (che è cattolico) all'espressione di un suo ruolo "pontificale", mai esercitato da Bergoglio il cui approccio era applausivo verso il mondo e sempre critico all'interno della Chiesa, come se il problema dei problemi fosse la Chiesa, e non il mondo. Di fronte ad una Chiesa cattolica da sempre missionaria, universale nella logica e nella mentalità e da sempre vicina ai poveri Bergoglio ha incentrato i suoi 12 anni di chiacchericcio moralistico nel colpevolizzare il clero e il ruolo stesso della Chiesa cattolica come se i mali del mondo non derivassero dai potenti del mondo ma dai suoi fratelli nel sacerdozio. Di fronte a questo vuoto di esercizio della pontificalità concordo con il paradosso sottolineato da Gotti Tedeschi: abbiamo dovuto aspettare l'intervento politico di Vance a Monaco per ascoltare a livello mondiale "qualcosa di cattolico", parafrasando Nanni Moretti verso la sinistra che tradì se stessa (celebre il suo: "dì qualcosa di sinistra", rivolto a Dalema nel suo film "Aprile"...!!!). Come possiamo sintetizzare il "nucleo cattolico" che Vance ha rilanciato e Bergoglio dimenticato? Magari così: l'esistenza di un'identità fra valori, realtà e vita e il fondarsi di questa identità nella fede cristiana e nella figura di Gesù Cristo quale realtà vivente ed eterna, espressione di principi non negoziabili e non mercanteggiabili. Un nucleo ontologico, oggettivo quanto personale, sociale quanto individuale che abbisogna di servitori, custodi e difensori. Il "katechon"appunto, cioè "colui che trattiene" il dilagare del male nel mondo, secondo le parole ispirate e profetiche di San Paolo nella sua Seconda Lettera ai Tessalonicesi (2.7). Il tema, apocalittico ma pure aionico come ogni passo della Scrittura, già fu ripreso negli anni 90 da due intellettuali agli antipodi: Maurizio Blondet e Massimo Cacciari (forse oggi meno lontani di allora...). Il primo negli "Adelphi della dissoluzione" (pamphlet anti-gnostico di revisione storica, edito da Ares) e il secondo nel suo saggio: "Il potere che frena" (Adelphi). Nella storia della Chiesa i teologi e gli interpreti hanno letto in vari modi la misteriosa figura del Kathecon, eliminata la quale verrà l'anticristo finale: l'Impero Romano, la Chiesa cattolica stessa nella sua essenza, il ruolo del Romano Pontefice, i Divini Sacramenti. In certi momenti della vita della Chiesa ci sono stati cardinali che hanno svolto un ruolo simile a quello del katechon come il cardinale Siri negli anni 70-80, e, successivamente il cardinale Tonini e poi il cardinale Biffi. Ma certamente è il Vicario di Cristo colui che per primo dovrebbe porre un argine nel difendere il gregge dei fedeli e dei chiamati alla salvezza dal dilagare del male, sia quale dottrina erronea che quale pratica avversa alla fede cristiana. Vance ha svolto a Monaco certamente un ruolo di katechon nel provocare cristianamente stigmatizzando una propaganda e un potere dominante, in Europa, quali forze non più cristiane ma, anzi, anti-cristiane e individuando in questa situazione la causa principale del declino europeo e della crisi d'identità che indebolisce e corrompe nazioni e popoli un tempo vitali ed in espansione. Vance ha parlato "da Papa", sulla scia della "teologia delle radici e dell'identità" di San Giovanni Paolo II e sulla scia dell'"ermeneutica della continuità" di Benedetto XVI. Similmente lo stesso Trump, pur non cattolico, opera spesso come katechon nella sua politica del "No". Trump è "l'uomo del No", alla faccia della cultura dell'applauso e della massificazione omologante, oggi imperante. Incarna l'archetipo del padre, come colui che pone dei divieti, dei limiti, dei confini muovendo in senso opposto alla sub-cultura dell'a-nomìa che la propaganda globalista impone quasi ovunque. Vedremo se il Padrone (lo Spirito Santo) sarà tenuto fuori dalla porta di questo Conclave dalle manovre umane (troppo umane) di una parte dei cardinali oppure riuscirà ad influenzare il clero (come sempre fa) senza eccessive resistenze umane e personalistiche agendo nel cuore e nel profonfo di una delle decisioni più importanti della storia della Chiesa e della storia umana. Cristo da a Pietro e ai suoi successori un mandato molto chiaro: "pascola i miei agnelli" (Gv.21,15). Non fare teatro o politica è compito del Vicario di Cristo nè essere un guru mediatico o un influencer modaiolo ma pascolare i credenti in Cristo, cioè nutrire la fede, la speranza e la carità dei battezzati. I successori di Pietro sono chiamati da Dio a confermare nell'unica fede in Cristo e nell'unità in Cristo tutti i battezzati. Compito unico, eroico, edificatorio, connettivo; non altro. Il Papa deve indicare sempre l'eterno Nomos, non passare dalla parte dell'a-nomìa, anticamera anticristica. E' la Legge la fonte della vita eterna. Il greco antico aiuta: "nemein" indica il pascolare quanto il regnare, il condividere e il distribuire. La Chiesa ritroverà se stessa e la profondità della propria missione? Siamo ad un punto di svolta. Per tutti. Anche per chi non crede.