Moda, Vestirsi è facile/Nuove forme radicali: un progetto di Dario Bartolini - Archizoom
Dal 3 aprile fino al 22 maggio IED Firenze presenta all’ex Teatro dell’Oriuolo la mostra“Vestirsi è facile / Nuove forme radicali”: un progetto di Dario Bartolini – Archizoom”
Vestirsi è facile/Nuove forme radicali: un progetto di Dario Bartolini - Archizoom
La mostra è il primo appuntamento di “Campo Aperto”, un programma di iniziative promosso da IED Firenze che apre alla città l’ex Teatro dell’Oriuolo e lo rende spazio pubblico di sconfinamento, dove la scuola sperimenta, le discipline si intrecciano, le pratiche si mescolano e le idee si trasformano in visioni inedite. Vestirsi è facile / Nuove forme radicali è un progetto che reinterpreta, con uno sguardo contemporaneo, l’eredità visionaria di Vestirsi è facile_Dressing Design, il celebre esperimento firmato da Archizoom (Dario Bartolini, Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Lucia Morozzi e Massimo Morozzi). Un'iniziativa che si spinge oltre i confini della moda e del design, trasformando l’architettura del vestito in uno spazio di auto progettazione, critica e resistenza alle logiche della produzione di massa. Attraverso un workshop e una mostra guidati da Dario Bartolini - Archizoom, Pino Brugellis e docenti di IED Firenze, il progetto coinvolge studenti di moda, design e comunicazione in un percorso di ricerca sulle radicalità contemporanee. Un viaggio nella prima architettura che abitiamo – l’abito – per sovvertire la sua funzione convenzionale e riscoprirlo come dispositivo espressivo, politico e sociale.
La cultura del progetto degli architetti radicali diventa la chiave per rileggere un momento fondativo delle neoavanguardie fiorentine degli anni ’60 e proiettarlo nel presente. Il dialogo tra i protagonisti della storia recente e una nuova generazione di progettisti spinge oltre i confini disciplinari, intrecciando saperi e metodi diversi, e aprendo nuove prospettive di ricerca ancora inesplorate. L’intersezione tra ambiti di conoscenza diversi genera forme non riconducibili a un unico punto di vista, ma risultato di un pensiero corale e polifonico, capace di connettere teoria e pratica, memoria storica e visioni future. La mostra intreccia pezzi storici di Vestirsi è facile con nuove produzioni, componendo una narrazione fluida in cui il passato dialoga con il presente per costruire nuove visioni del futuro. Più cheun’esposizione, si tratta di un manifesto di un modello di scuola che, attraverso una conoscenza critica della storia, offre agli studenti strumenti concreti per reinventarla. L’esperienza didattica si trasforma così in uno spazio di esplorazione libera, dove il pensiero può espandersi senza vincoli, aprendo percorsi inediti. Gli incontri laboratoriali con Dario Bartolini diventano occasioni di sperimentazione collettiva, in cui il progetto si costruisce nel confronto, nella pratica condivisa e nella capacità di dare forma alle idee. Un campo aperto di forze e tensioni creative, che si nutre della memoria per generare nuove possibilità, rinnovandosi attraverso lo sguardo delle nuove generazioni.
Benedetta Lenzi – Direttrice IED Firenze, Artistic Director
“Vestirsi è Facile ci ricorda che il design non nasce per chiudere forme, ma per aprire possibilità. È prima di tutto un gesto quotidiano, collettivo, relazionale: un sapere che cresce nel fare, nell’ascolto e nella relazione con l’altro. In questo senso, educare al design significa coltivare contesti aperti in cui imparare diventa un atto di coabitazione e trasformazione.”.
Dario Bartolini – Archizoom, Curator
“Vestirsi è facile è un progetto di costruzione dell’abito nato in un collettivo di architetti (Archizoom Associati) negli anni 1972 - 73. Ho introdotto il progetto del 1973 visualizzando un percorso storico che vede la nascita della Metropoli moderna al centro delle nostre visioni giovanili. Il progetto cercava di rompere con le convenzioni e contro il conformismo, ma pur sempre dentro il filone della Storia; la storia del progetto e la storia politica del ‘900. Immagino che simile percorso debba, calato nel tempo attuale, informare anche i nuovi progetti a cui ragazze e ragazzi sono chiamati. L’esposizione è avvenuta con foto e documenti in cartoncino formato A3, sette abiti, frutto del progetto originale e un video: Vestirsi è facile. Il materiale è circolato tra i ragazzi così che hanno potuto toccare e manipolare. Nessuno smartphone ha distratto la seduta. È emersa una generale attenzione alle conseguenze ambientali provocate dall’enorme consumo di prodotti di abbigliamento e tessili. Un gruppo di studenti ha rilevato l’assurdo prevalere del marchio e dell’etichetta sulla qualità del prodotto. Abbiamo tentato di evidenziare le condizioni intime che ci fanno scegliere un oggetto da indossare; le confessioni di ciascuno hanno portato a riflettere sui bisogni sinceri della persona dimenticando le pressioni del consumo. Qualcuno ha intravisto in un indumento unico la sintesi di ciò che deve essere un abito: un saio francescano contemporaneo. Altri hanno elaborato un metodo per riutilizzare abiti o stracci abbandonati e hanno proposto un kit domestico per rigenerare tessuti. Una sperimentazione aperta, tra discipline diverse, per ri-trovare un senso al vestire. Una sperimentazione anche appassionata nel tentativo di superare il flusso della merce con il piacere della cura di sé e della propria immagine”.
Pino Brugellis, Artistic Director
“Vestirsi è facile/Nuove forme radicaliha impegnato docenti e studenti in un dialogo costante, basato sulla ricerca di risposte a domande mirate a far emergere in questi giovani che, oggi come ieri, reclamano il diritto a un mondo più equo, una forte attenzione critica alla società contemporanea ed un rinnovato spirito di radicalità. Con un approccio aperto e gioioso sono state ripensate nuove necessità: scintille per una nuova rivoluzione gentile?”.