PERSONE ANORMALI - Episodio 6 - La libidine è qui: neve, whisky e sei in pole position! 

Abbandonarsi ad orge trimalcioniche dai parenti non era il caso: metti che ci fosse un ulteriore incontro a sorpresa; bisognava tenersi pronti senza presentarsi sfatti a merda di vini e cibarie sovrabbondanti

Lei lo guarda con un fare ineffabile. Lui apparentemente inespresso, più che inespressivo. Lei appoggia le due palme delle mani sulle pile di libri, sporgendosi lievemente in avanti e inarcando inconsciamente il fondoschiena. 

Al momento di decidere se separarsi come se niente fosse, o di darsi un appuntamento col Natale ormai giunto, o subito dopo, senza dirsi niente, e senza capire chi aveva fatta la mossa per primo, si erano guardati e quasi in playback avevano detto quasi in sincrono, dopo un piccolo sospeso silenzioso:

Senti, ma tu poi cosa fai per Natale? 

La risposta era stata, come la domanda, stranamente di circostanza, cosa del tutto inusuale, per le persone anormali. 

Il fatto di non essersi scambiati a bella posta il numero, costringendosi tacitamente a muovere il culo per cercarsi, senza nemmeno un grande flirt di base, aveva i suoi anche gastroenterologici difetti natalizi. Abbandonarsi ad orge trimalcioniche dai parenti a questo punto non era il caso: metti che ci fosse un ulteriore incontro a sorpresa; bisognava tenersi pronti senza presentarsi sfatti a merda di vini e cibarie sovrabbondanti. 

La città non era piccola abbastanza per ritrovarsi di default, e visite, natalini e nataloni, regali e pranzi e cene a parte bisognava orbene quadratamente industriarsi per rivedersi. Cotali erano le condizioni da mentecatti autoimposte non si sa bene come. 

Bongré malgré, fu fatto ciò, senza neanche dirselo. 

Ma che ci fosse qualcosa di strano fin da principio era cosa lampevole, anzi, Cosa fatta capo ha! come diceva anche Mussolini. 

Non volevano, eppure lo fecero, forse anche un po' attratti da questa sospensione data dal Natale medesimo, dai suoi prodromi e dai festivi successivi ed oltre, che lasciasse aperta la questione, tra le quinte. 

Lui non voleva, questo è accertato, ma con una certa quantità di inconsapevolismo pregustava il fatto di avere il sospetto che lei pensasse a lui mentre posava i regaletti sotto l'albero di Natale, forse. Lei era al contempo macchinosa ed ingenua e non aveva pensato che a procrastinare ci sarebbe rimasta male, ma pur sempre con una buona dose di divertitudine. Niente messaggistica, niente telefonistica, pura trasmissione del pensiero. E passato il Natale si sarebbe aperta la corsa al Capodanno, e dopo Capodanno chissà. Quasi una corsa per incontrarsi come nel finale di "Harry ti presento Sally". E infatti una neve lievissima ma non scioglievole cominciò a posarsi sulle macchine parcheggiate, sui pratonzoli verdastri e sulle tegole marròn. 

È la vigilia, non fa troppo freddo nonostante la piccola neve e si acchiappano i regalucci tardivi e gli alimentari per la serata. Le radio, le televisioni trasmettono Bing Crosby, Mariah Carey, i Sex Pistols e la ultima cover di canzone di Natale ad opera di un giovinastro deficiente multidrogato, vagamente belloccio e trasformato in starlet del momento per un pubblico di audiolesi. I Social Media trasmettono sex workers e strippers svestite da Babbo Natale. Miseria, malattia e fame, inseguite da qualche decina di guerre atroci non impensieriscono i pochi billionaires che reclamano il loro successo come modello di vita, mentre tutti gli altri lo sognano male e inanemente lo inseguono. Eppure a Natale, ma soprattutto dopo, vale la lucina sfavillante, mica il baratro di pece. 

Lui passa il Natale in una famiglia decurtata, ma ancora contenta di esistere: una sorella minore col fidanzato, un fratello maggiore con la moglie, la mamma che un po' si vergogna a fare la telefonata al suo nuovo attempato fidanzato, ammesso dopo tanti anni di vedovanza. Si mangia bene a quella tavola, comme il faut, con grandi vini di Bordeaux. Lei passa il Natale con la mamma, la sorella maggiore, una specie di Barbie in versione cino-romena, proprietaria di un ristorante Fusion, come gli altri cugini e zii presenti alla cena, che si festeggia alla europea fin da bambine e bambini, anche se il papà è separato da tempo e con la mamma va d'accordo un po' a singhiozzo; non era neanche un grande fan della cucina cinese, da bravo pugliese del Mar Nero. Stasera passa a salutare per mezzanotte, se riesce a farsi dare licenza dalla nuova moglie. 

Entrambi passano al bar bello prima di andare alle cene di vigilia. Non si incontrano, ma in realtà per poco scarto di minuti. Il bar bello chiude alle otto: lei entra, saluta il suo amico barista e gli lascia un biglietto scritto a mano. Se per caso entra il giovanotto elegante, gli dice. 

"Come dice Hercule Poirot, la verità è sempre in bella evidenza" 

Ciao, buon Natale, caro il mio elegantone. 

M. 

Lui arriva circa quindici minuti dopo, apre appena la porta a vetri, ma non la vede e il barista, impegnato con la chiusura, non lo nota e non gli dà il biglietto, quindi non sa che allegato c'è un piccolo regalo di Natale: un piccolo fazzoletto da taschino in lana, fatto da lei. A lui non era venuto in mente di farle un regalo, a lei sì.

Di Lapo Mazza Fontana