Costiera Amalfitana, tra dolci che “sospirano” e marinai che “scappano” la deliziosa Maiori è stata selezionata per la nuova edizione de “Il Borgo dei Borghi”
Scopriamola in anteprima nelle placide atmosfere autunnali, spiando le liti di Rossellini-Magnani-Bergman e assaggiando una sfogliatella che arriva…dalla luna
Vogliamo sintetizzarla? Detto fatto: è tutta un ciak. Infatti Maiori conserva ancora oggi i ricordi di straordinari registi e attori anni ’40-’50, e vanta scogliere, mare, spiaggia, tramonti belli come un’inquadratura da Oscar. Non a caso è stata appena selezionata per rappresentare la Campania nella dodicesima edizione de “Il Borgo dei Borghi” 2024/2025, in onda su Raitre dal 20 ottobre, e gareggerà con le altre regioni a colpi di tesori artistici, paesaggistici, folcloristici, tra curiosità, gastronomia e aneddoti.
Roberto Rossellini era innamorato di Maiori e vi allestì memorabili set neorealistici trasformandola in una piccola Cinecittà. I suoi abitanti, sosteneva, sono “ubriachi di sole”. Ma, veramente, i suoi visitatori sono ancora più ubriachi: di charme e di magia. Specialmente se la vedono in una romantica mattinata settembrina. Gli alberghi del Lungomare Amendola, tranquilli, con pochi ospiti, hanno qualcosa di felliniano. L’arenile è quieto, l'aria tersa. I dirupi dei Monti Lattari strapiombano tra calme onde di madreperla, da un lato la Torre Normanna del 1250, dall’altro l’ottocentesco Castello del marchese Guido Mezzacapo. E le stradine ad archi, a scale, a balconcini con i panni spasi (distesi), prendono subito al lazo con una perizia da Pecos Bill.
Conviene lasciare l’auto di fronte a Corso Reginna, dove Ingrid Bergman e George Sanders si abbracciano nel the end di “Viaggio in Italia”, del ‘54. I vicoli paiono ancora un fermo-immagine di Rossellini, che vi aveva già girato precedentemente anche “La macchina ammazzacattivi”, nel 1952. Tra palazzetti gentilizi e golose colazioni con “tazzulella ‘e caffè” e sfogliatelle d’ordinanza - non vi scervellate per decidere se ‘ricce’ o ‘frolle’, mangiatele entrambe, entrambe vi faranno dannare - è poi d’obbligo una sosta nel Palazzo Mezzacapo perché nasconde fiori e vasche di un magnifico giardino del ‘700, intimo e raccolto come una bomboniera.
Nella dimora, fino al 10 ottobre, sarà visitabile “La Biennalina. Dialoghi Spaziali”, mostra collettiva di arte contemporanea e apripista per una Biennale della Costa d’Amalfi prevista a decorrere dal 2025. Inoltre, i suoi saloni affrescati conservano memorie altisonanti, dalla regina Isabella di Borbone ad Enrico Caruso, e pregevoli quadri dei “Costaioli” o “Pittori di Maiori” che tra ‘800-‘900, da Gaetano Capone a Luca Albino, a Raffaele D’Amato, animarono una scuola locale di gioioso paesaggismo e squillanti effetti cromatici.
E si capisce! questi artisti potevano mai trovare un soggetto più adatto? Chi più di Maiori è prodiga dell’oro del sole, del blu del mare, del verde dei profumati pini marittimi? E vogliamo parlare della sua strada panoramica scavata miracolosamente nella roccia viva, una delle più aspre e frastagliate al mondo, aperta nel 1851 da Ferdinando II di Borbone? Ah, quelle curve strettissime e spettacolari, a picco sui flutti, che croce e che delizia!
Insomma, il paese se ne cade letteralmente di angoli pittoreschi. E Rossellini li scovava a colpo sicuro: batte infatti diversi ciak di “Paisà” (1946) nel quattrocentesco Convento di San Francesco, e nei pressi della Badia di Santa Maria de Olearia fa ‘incontrare’ Anna Magnani e un presunto San Giuseppe nel film “L’amore” del 1948. I maioresi, neanche a dirlo, adorano il Maestro, ne coltivano il mito e rievocano ancora le liti con Anna Magnani gelosa di Ingrid Bergman, lancio di piatti incluso, e le spaghettate dei suoi amici cosmopoliti.
Anche le botteghe del borgo restano con i piedi ben saldi nel passato, coniugando abilmente tradizione e fascino retrò. Si sforna ancora adesso l’“Apollo”, una sfogliatella con bignè e crema liquorosa, creata per immortalare l’allunaggio del 1969. E l’iconica “melanzana maiorese al cioccolato” proprio in questi giorni è stata insignita della prestigiosa De.Co. (Denominazione Comunale) per tutelarne unicità ed eccellenza. Inoltre, si tramandano sempre le antiche “zeppole” con impasto di patate, i “roccocò” un tempo rigorosamente differenziati tra nobili e clero (a loro spettavano quelli con la farina bianca) e popolino (con la farina nera), e i “sospiri” che una volta le madri offrivano sospirando di sollievo, appunto, per aver maritato le figlie.
Sono tutti corroboranti necessari, date retta, se intendete affrontare la Scala Santa: 132 gradini che da piazza Raffaele d’Amato s’arrampicano alla Collegiata di Santa Maria a Mare. È la patrona, il suo prossimo festeggiamento cade la terza domenica di novembre: all’alba, fuochi d’artificio, messa, musica della banda, poi la processione per le vie, e infine la scenografica corsa dei marinai che “scappano”, cioè trottano a perdifiato per la Scala Santa riportando di gran carriera la statua della Madonna nella Collegiata. Il luogo, del ‘200, è una poesia: nella cripta il Museo d’Arte Sacra svela un paliotto strepitoso di fattura gotica; e la balconata abbraccia mare, cielo, monti, con i limoneti dei celeberrimi “sfusati” appesi a terrazze, in verticale, a burlarsi della gravità (una faccenda, sembrerebbe, che non li riguarda).
Si resta folgorati, la vista sulla Costiera e il Tirreno, tra mille luci tremolanti, è superba. Per fortuna la bellezza non costituisce infrazione del codice stradale! perché, al momento di partire, qui ci si rimette in auto in stato di ebbrezza…proprio come diceva Rossellini…
Di Carla Di Domenico.