Taylor Swift a Milano, un vero fenomeno musicale e prezzo dei biglietti alle stelle fino a 13 mila euro

Grande attesa per i due concerti a San siro della cantante statunitense, con un indotto economico notevole

E' indubbiamente la popstar dei record. Tredici anni dopo l'ultima tappa italiana Taylor Swift torna nel Belpaese con due date, entrambe a San Siro, sabato 13 e domenica 14 luglio. E il suo show è già l'evento musicale dell'anno. Con un indotto da non sottovalutare: negli Stati Uniti, non a caso, è stato coniato il termine "Swiftonomics", con il quale vengono indicate le ricadute sull'economia dei suoi tour. E non si tratta di poco ma di milioni di dollari: secondo le stile le sue esibizioni hanno fatto impennare di 320 milioni il Pil della contea di Los Angeles, di 162 milioni quello di Tokyo. L'anno scorso i suoi spettacoli hanno fatto crescere il Pil degli Stati Uniti di 4,3 miliardi di dollari. E anche Milano non resta indietro, con un incremento di prenotazioni alberghiere (+4%, secondo Confcommercio), di affitti brevi (+11%) e di vendite dei biglietti dei mezzi di trasporto (+117% la tratta Napoli-Milano, +92% quella Roma-Milano, +69% la Firenze-Milano, solo per fare alcuni esempi). Parallelamente alla crescita dell'economia locale delle città toccate dai concerti di Tayol Swift, però, c'è un effetto meno gradevole. Cioè l'incremento dei prezzi dei biglietti: sui social stanno aumentando in modo esponenziale le offerte di vendita di tagliandi per una delle due date. Sui canali ufficiali e controllati, come le piattaforme di secondary ticketing, i costi sono ormai alle stelle: vengono chiesti 500 euro per un posto al secondo anello e 1.000 euro per il pit. Anche il Codacons ha annunciato un esposto ad Antitrust e Procura di Milano sostenendo che in alcuni casi i biglietti hanno superato la cifra record di 13 mila euro. E non si tratta solo di fan italiani, se consideriamo che il 30% dei biglietti è stato venduto all'estero: soprattutto negli Stati Uniti (14%) ma pure Spagna (4%), Francia (3%) e Gran Bretagna (un altro 3%).