Tra grande freddo, Bukowsky ed i Cure, senza Porsche, su una Ford Mustang verso le cosce di Mamata
Viaggio erotico sullo sfondo di una Milano ormai bevuta, considerazioni sparse sulla vita e sul sesso, con la colonna sonora dei Cure, vagheggiando Bukowsky
Uno dei miei personaggi preferiti è quello interpretato da William Hurt nel film Il grande freddo. Drogato, disilluso, impotente al volante di una Porsche Targa del 1972.
Sono soltanto disilluso e non ho una Porsche Targa. Ho una Ford Mustang GT del 2006 e sono piuttosto su di giri. Mamata mi aspetta a Malpensa, Terminal 1.
Guido nel traffico assordato dai Cure e dal rumore dell’otto cilindri a V 4.6. Se non fosse per il tutor, lancerei questa incudine con le racing stripes a 220 km/h. È un’auto rozza e ottusa fatta per correre sui rettilinei delle highway americane, bevendo whisky da una bottiglia nascosta nel classico sacchetto di carta marrone. Un errore, un colpetto di acceleratore di troppo e scoda. Ma io la so tenere a bada, è alla mia portata, come Mamata. In fondo, si somigliano. Anche Mamata è rozza e ottusa e se avesse calze con la riga somiglierebbe al cofano o al culo della Mustang. Gambe infinite, 1,81, nera con gli interni fucsia, non so se mi spiego. La prima notte insieme, in albergo a Parigi, abbiamo superato tutti i limiti.
C’è qualcosa che mi attira verso queste donne esagerate, vistose, potenti: sono un fighetto milanese, il mio istinto mi guida nella giusta direzione, il miglioramento della specie. Con il mio cervello e le gambe di Mamata, altro che Balotelli… sarebbe Pelè. “È pazzo, mio figlio è completamente pazzo.” Mi dispiace mamma, ma il pazzo non sono io, è quell’altro, dall’istinto più debole. Vuoi mettere andare a prendere tua moglie a Orio al Serio, dopo vent’anni anni di matrimonio, su una Golf diesel? Mamma, non mi avete voluto alla cena di Natale. Non si fa. “Se sei da solo, vieni. Con quelle troie negre, no.” Mamma, le offendi volgarmente: si dice escort di colore (e comunque io non le pago, Mamata è l’amante di Monsieur …). Leggiti Milano da bere VM 18: è sul mio blog, Alan Maudit. Fatti spiegare da papà cos’è uno squirting. No, non da mio fratello, lui dovrebbe cercarlo su internet, ma ha il controllo parentale e non sa disinserirlo. Lullaby, Cure al loro meglio, sussurri di Robert Smith… un anticipo dei sussurri di Mamata.
Sono vivo. SONO VIVO. Esageratamente vivo, sensibile dalla punta dei capelli alla punta del … Ok, il concetto è chiaramente espresso. Non sono uno scrittore, ma sono un uomo felice di essere vivo che si prepara a una notte memorabile. Mamata, una cantante. Pink Floyd, The great gig in the sky. Ascoltando la versione live registrata a Venezia nel 1989, potrete farvi un'idea di cosa significhi un amplesso con Mamata. Ha mai cantato? Non credo, ma geme benissimo. La farò correre un po’ per casa in tanga, giusto per creare un’atmosfera allegra. Mi scolerò quattro birre, giusto per essere brillo senza essere ubriaco e poi partirò per l’unico viaggio che posso permettermi, dato che sono senza soldi.
“Si è ridotto come un barbone, parla soltanto di Bukowski.” Sì, è vero, ma Bukowski aveva una Mercury Comet del 1962, nulla a che vedere con la mia Mustang. Se tanto mi dà tanto, anche le sue donne non valevano una gamba di Mamata. Scriveva meglio, ok. Ma questa sera non devo scrivere, devo vincere facile, nel mio conto degli orgasmi andare subito sul 2 lei, 1 io, gioco in casa. Sì, William Hurt era davvero figo. E infatti, anche impotente, si fa la più bella e giovane del film. Magari riuscirà a essere felice, insieme a lei, nonostante la vita, nonostante tutto. Magari questa sera, per una sera, ci riuscirò anch’io. Io ci voglio provare e credo proprio che ce la farò. Per cui, ora che ho passato l’ultimo autovelox e non c'è più il tutor, lancio la Mustang al massimo, rumorosa come un elicottero Apache, e alzo il volume di Friday I’m in love.