Natale è passato, consumista e affarista. Per ritrovare quella Luce dentro di noi, adesso accendiamo una candela per il 2023

Il bisogno di luce per iniziare un nuovo anno vuol dire riempire di splendore, di trasparenza, di calore, se stessi

Stavo ammirando la bellissima mostra dell'artista Moreno Gentili al Salone Pierlombardo a Milano, mi aveva incuriosito la copertina della Lettura, allegata al Corriere della Sera, che io guardo sempre, pur avendo vent'anni, perché i libri sono per me indispensabili.

Gentili prende delle parole e le ripete, declinandole in infinite situazioni: quella che mi aveva affascinato era "Luce" (Luce crepuscolare, Luce fatale, Luce a Stoccolma, Luce vagante, Luce idologica, Luce artificiale, Luce spirituale...non si riesce a smettere di leggere questi elenchi ipnotici di Moreno Gentili).

Ho pensato che la parola "luce" si addicesse molto a un racconto per celebrare il 2023 che sta arrivando e sul quale riponiamo le nostre più segrete speranze. Come sempre faccio, vado su Wikipedia e leggo: "il termine luce (dal latino lux) è riferito alla porzione dello spettro elettromagnetico visibile dall'occhio umano, compreso tra 400 e 700 nanometri di lunghezza d'onda, ossia tra 790 e 434 THz di frequenza...". Mi fermo, perché la spiegazione scientifica della rifrazione non era quello a cui il mio animo romantico stava pensando: mi metto piuttosto a cercare i libri di Rainer Maria Rilke (1875-1926), il poeta della luce e dell'oscurità, che se si legge a vent'anni, come sto facendo io, poi non si abbandona più per tutta la vita (ne sono sicura).

Il bisogno di luce per iniziare un nuovo anno vuol dire riempire di splendore, di trasparenza, di calore, se stessi. La sera dell'ultimo dell'anno vorrei il fuoco acceso in un camino, tra le luci laser della discoteca: non c'è niente di più bello della tecnologia quando dialoga con la natura, con il fuoco che illumina e riscalda. E mi è venuto in mente che, prima di Natale, passeggiando per l'Isola a Milano, mi ero imbattuta in un laboratorio artigianale di candele: candele di ogni forma, mischiate a profumi per l'ambiente, una sensazione avvolgente di benessere.

Mi ero messa a parlare con Marta Mondelli, che non esito a chiamare "artista", perché il modo con il quale si avvicina a quello che fa è tipico di un animo sensibile. Marta ha fondato questa casa di profumi e candele che si chiama Festina Lente (dal latino: affrettarsi lentamente, che ossimoro meraviglioso: abbi uno scopo, ma non affrettarti. Vola con la fantasia ma rimani con i piedi per terra. Anche nell’urgenza, prenditi tempo. Assapora ogni istante. Fa’ le cose con calma: falle bene e con gioia) dopo molti anni passati a New York, dove faceva l'attrice di teatro. Ma ha deciso di crescere i suoi due bambini in Italia, ed è tornata a Milano, dopo vent'anni a Manhattan. I suoi “eau de parfum per la casa” sono vegani, non testati sugli animali, non tossici e in packaging senza plastica. Le candele profumate sono il linguaggio della memoria e dell’emozione. La loro presenza muta arricchisce la nostra vita e ci fa viaggiare nel tempo e nello spazio. Queste fragranze di nicchia, studiate in collaborazione con alcuni tra i “nasi” più importanti in Italia, raccontano storie e creano un’esperienza irripetibile in ogni ambiente. Quello che guida il team, tutto al femminile, di Festina Lente sono tre valori fondamentali sui quali vengono basate tutte le scelte: Made in Italy, qualità, sostenibilità. Marta è così piena di vita e di energia, è una donna molto bella e il suo essere stata attrice le dà un fascino speciale quando parla animatamente, raccontando la sua passione. 


"Quando si tratta del prodotto in sé, tutti gli ingredienti che utilizziamo sono vegani e cruelty free - dice Marta - La cera di soia è naturale e priva di OGM, i bastoncini sono in fibra vegetale. Un altro aspetto molto importante, quando si parla di profumi, è che i nostri siano non-tossici, quindi senza ftalati (di nessun tipo, nemmeno quelli "buoni", come li chiamano alcuni), e senza sostanze mutageniche, cancerogene o tossiche per la riproduzione". Voglio riempire la casa delle candele di Marta, il 31 dicembre, voglio sentire quel profumo che mi ha conquistato e mi ha fatto entrare in questo laboratorio magico. Voglio comprare una scatola di vecchi fiammiferi lunghi, di legno, e accendere queste candele una ad una, con gesti consapevoli e veloci, festina lente, perché i fiammiferi si consumano, ma quelli lunghi "lentamente".