Corea del Sud, revocato lo stop alle bambole gonfiabili
Le dogane del Paese asiatico le sequestravano basandosi su una clausola di una legge per la protezione della morale pubblica
La Corea del Sud smetterà di bloccare l’importazione di bambole sessuali, ovvero quegli oggetti, gonfiabili o simili a manichini, che riproducono corpi umani femminili o maschili in maniera più o meno realistica e che vengono usati per compiere atti sessuali. Anche se nel Paese non esistevano leggi o norme che vietavano esplicitamente l’importazione di questo tipo di sex toys, centinaia di modelli venivano puntualmente confiscati alle dogane sulla base di un articolo di legge che vieta di far entrare sul territorio nazionale oggetti che «danneggiano» le tradizioni e la morale pubblica. Poche ore fa l’agenzia doganale sudcoreana ha fatto sapere che comincerà ad applicare un nuovo regolamento rispetto alla regolamentazione di questi oggetti, che spesso sono chiamati in maniera, più o meno esplicita, “bambole gonfiabili”. In particolare, vengono citate numerose sentenze di tribunale emesse nell’ambito di variee cause legali intentate dagli importatori di sex toys contro quello che era un divieto applicato di fatto e che aveva comportato grosse perdite economiche alle loro aziende. Già nel 2019 la Corte Suprema sudcoreana aveva stabilito che l’importazione di alcuni tipi di bambole sessuali fosse legittima, visto che si trattava di oggetti usati nella vita privata. Ciononostante, l’agenzia doganale nazionale aveva continuato a ritenerli oggetti osceni che ledevano la morale pubblica, e a confiscare quelli provenienti dall’estero. Alcuni funzionari dell’ente citati da Associated Press hanno detto che probabilmente l’agenzia è ancora in possesso di migliaia di esemplari confiscati a partire dal 2018.