L'epoca dell'immaturità: eternamente giovani e mai maturi; il nuovo profilo della società che rifiuta la maturità

La nostra sembra essere l'epoca che rifiuta la maturità, in ogni ambito

Senza esagerazioni, la società del turbocapitalismo è una società senza maturità: o si è giovani o si è anziani, ma non si è mai maturi. Più precisamente, si è giovani fino a 60 anni. Poi si è improvvisamente anziani e si continua goffamente a imitare il lifestyle dei giovani, cancellando in ogni guisa i segni lasciati sul nostro corpo dal tempo che incede irreversibilmente. Ma non esiste più - questo il punto - la fase della maturità, quella della stabilizzazione professionale e sentimentale, in una parola della "eticità" (Sittlichkeit) in senso hegeliano: si è sempre precari della vita, apolidi dell'esistenza, salvo poi trovarsi repentinamente anziani, senza mai essere stati maturi. Eppure, secondo natura, le stagioni della vita umana sono tre: giovinezza, maturità e anzianità. Che fine ha fatto, dunque, la maturità nel nostro tempo della miseria? L'odierna battaglia pittoresca contro l'esame di maturità - che diventa, con il silenzio e la scelta di non sostenerlo, esame di immaturità - sancisce simbolicamente questa fase dell'immaturità generalizzata per una società di atomi giovanilistici e gaudenti, che non pensano se non a godere (life is now!) e, con ciò, assecondano i moduli del nuovo capitalismo della seduzione e del godimento merciforme. Il giovane e, più precisamente, l'eterno giovane è il soggetto ideale del sistema turbocapitalistico: il giovane è sedotto dai desideri (gaudeamus igitur!) e vive precariamente in attesa di una stabilizzazione che, in regime capitalistico, non giungerà mai. Come sempre, l'ordine dominante produce l'intollerabile e, a un solo parto, soggetti disposti ad accettarlo con ebete euforia. Il capitale nega ai suoi sudditi la maturità ed essi non solo non oppongono resistenza, ma si battono a spada tratta contro ogni figura possibile della maturità. È questo l'identikit dei nuovi abitatori postmoderni dell'antro caliginoso delineato da Platone nella "Repubblica".

Di Diego Fusaro