Fino al 7 dicembre la mostra capitolina con opere e lavori site specific ideati per lo spazio dell'Aventino

Il mondo di Bindella e Piloni all'Istituto Nazionale di Studi Romani

Redazione, Gianfranco Ferroni

L’Istituto Nazionale di Studi Romani presenta la mostra "Marina Bindella e Roberto Piloni. Una doppia moltitudine" a cura di Marco Rinaldi e Claudio Zambianchi. Ideata appositamente per gli spazi aventiniani dell’Istituto, si compone di 15 opere, affini formalmente e poeticamente, oltre a 2 lavori site specific, che instaurano un dialogo serrato tra i due artisti. Bindella e Piloni conducono, con mezzi espressivi diversi, una ricerca attenta e costante, la cui affinità non si limita all’uso di un linguaggio astratto, ma ruota attorno alla questione della luce e si concentra sul rapporto fra il segno e il supporto, fra il bianco della carta e il nero della traccia segnica. I due artisti lavorano sul ritmo, sulle reiterazioni e sulle variazioni, a partire dal microcosmo dei segni, sino a coinvolgere l'immagine intera. Nel mondo di Bindella e Piloni si avverte, inoltre, benché in modi diversi (e spesso ironici), il ricordo del mondo naturale, intuibile nell’alternarsi di luce e ombra e nei processi di aggregazione e rarefazione, stasi e movimento. La mostra si snoda sui tre grandi corridoi dell’Istituto a formare una U e si completa con una sala dal soffitto affrescato, che si apre su uno dei corridoi. Lungo i due corridoi sono esposte sulle pareti fra le grandi finestre 6 opere di ognuno dei due artisti, che creano relazioni fra loro per affinità o per contrasto e opere su carta disposte su un tavolo e in una vetrina. Nel terzo corridoio, un’installazione site specific di Bindella, "Sui bordi del tempo", in cui le ante degli archivi dell’Istituto Nazionale di Studi Romani vengono utilizzate come supporti per una sequenza di 8 lavori a tecnica mista su cartoncino ondulato che si sviluppano come un fregio e riflettono sul tema del trascorrere del tempo e delle trasformazioni da esso operate sulle tracce della memoria storica. Completano l’installazione 2 grandi pannelli in bianco e nero, divisi ciascuno da un motivo che si legge come un solco, ai lati del quale si muove una fitta rete di motivi lineari sovrapposti. Lungo il primo corridoio si affaccia la sala affrescata, ex biblioteca del vecchio convento, all’interno della quale troviamo l’installazione di Roberto Piloni Partitura incompiuta per ombre minime composto da un grande rettangolo nero a terra, formato da dieci file di schede musicali perforate e accostate, come a ricreare un andamento ritmico e ondulatorio continuo. Le luci sottostanti evidenziano il riferimento a una visione a volo di uccello su una ipotetica città moderna. Fra L’Allegoria del Progresso della Scienza e delle Arti affrescato sul soffitto nel 1754 e l’installazione, si stabilisce gradualmente un dialogo fatto di rimandi e continuità. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Editoriale Artemide, con testi di Rinaldi e Zambianchi. Visibile fino al 7 dicembre.