Libri russi distrutti in Ucraina, nel 1933 Hitler mise al rogo 25mila opere di socialisti ed ebrei
Il 10 maggio 1933, nel giorno del Bücherverbrennungen (rogo dei libri), solo a Berlino furono dati alle fiamme 25mila libri che i nazisti consideravano anti-tedeschi
Sono conosciuti come Bücherverbrennungen. Letteralmente: roghi dei libri. Un episodio che torna alla mente dopo che in Ucraina sono stati distrutti 115mila libri russi per ricavare aiuti militari. Da Kiev a Berlino. Il 10 maggio del 1933, quattro mesi dopo l’ascesa di Adolf Hitler, nella capitale tedesca e in altre città furono dati alle fiamme i testi degli autori che i nazisti consideravano anti-tedeschi per motivi politici e razziali.
Bruciate le opere di Marx, Brecht, Hemingway, Mann e Kafka
I roghi furono promossi dall'Associazione Nazionalsocialista degli Studenti Tedeschi e il ministro della Propaganda, Joseph Goebbels, li coordinò per darvi il massimo risalto. Nella notte del 10 maggio vennero dati alle fiamme decine di migliaia di libri, 25mila volumi nella sola Berlino, davanti agli occhi di esponenti politici nazisti, professori, studenti e altre migliaia di sostenitori. Tra le opere date alle fiamme vi furono i libri dei massimi teorici ed esponenti letterari del socialismo, da Karl Marx a Bertold Brecht, di autori stranieri quali Ernest Hemingway e Jack London, di scrittori tedeschi avversi al nazismo come Thomas Mann, Erich Kästner, Heinrich Mann ed Ernst Gläser. Vennero inoltre bruciate Bibbie e pubblicazioni dei testimoni di Geova, la biblioteca e gli archivi dell'Istituto per la Scienza della Sessualità, colpevole agli occhi dei nazisti per le sue posizioni liberali nei confronti dell'omosessualità e della transessualità, e i libri di autori ebrei, tra i quali Franz Kafka, Arthur Schnitzler, Franz Werfel, Max Brod e Stefan Zweig. In quello che fu il maggior rogo di libri di sempre nel mondo occidentale, venne bruciata tutta la cultura che i nazisti consideravano anti-tedesca per motivi politici e razziali: la lunga storia del fanatismo aveva raggiunto nella Germania nazista il suo apice.
Goebbels: “Diamo alle fiamme lo spirito malvagio del passato”
Durante il rogo di Berlino, che si svolse nella piazza antistante l'Università, Goebbels pronunciò un discorso carico di odio verso “l'intellettualismo ebraico”, affermando come gli studenti facessero bene a “dare alle fiamme lo spirito malvagio del passato”. Oggi, in quella stessa piazza, un'opera d'arte dell'israeliano Micha Ulmann ricorda ciò che avvenne. Si tratta di un vero e proprio memoriale, sotterraneo, visibile però a tutti attraverso una lastra trasparente posta all'altezza del selciato: chi vi si affaccia vi scorge una piccola biblioteca, con gli scaffali vuoti.