Ai Cold Play ( troppi beat) preferisco la Melodia dei nomadi della Grande Steppa. E tutti vestiremo alla Kazakistan. Comunque sia, Viva la Vida.

Vado sempre contro/corrente. Tutti corrono allo Stadio Maradona per il concerto dei Cold Play, io in motorino con Generoso Di Meo, mente della Fondazione Vini ad arte Di Meo, ci inerpichiamo per il vicolame di Napoli per arrivare al Teatro Diana. Su invito dell’imprenditrice culturale e console onorario del Kazakistan, Valentina Mazza,  per intensificare le relazioni culturali, economiche e commerciali con l'Italia, da sempre un importante partner commerciale. Ma quanto bello è il Kazakistan!
Si alza il sipario, il colpo d’occhio è strepitoso. Una trentina di musicisti dell’Orchestra Kurmangazy in abiti tradizionali, sgargianti di colore rosso, il Kazako, una tunica sapientemente decorata a mano con fregi dorati, indossate su ampie gonne di pizzo bianco e il Saukele, un copricapo a forma conica, di feltro con bordo di pelliccia imbellito  con diademi e perle e indossato anche durante il matrimonio. Hanno appena sfilato a Roma, un successo strepitoso. Le influencer di moda lo hanno già capito prima degli atri.
 Mentre l’Orchestra è in tounee’  internazionale, proprio come i Cold Play. I primi sono i  Maradona della melodia.
Per non parlare degli strumenti tradizionali di altissima manifattura,  come il dombra, uno strumento a corda e il Kobyz, un violino a due corde.  Musica e canzoni narrano di eroi leggendari, amore romantico e amore per la patria. Già quella patria che dall’impero mongolo è poi passato all’impero russo fino al 1990 che dichiaro’ la sua indipendenza dall’Unione Sovietica. 
Oggi la vera ricchezza è il tempo lento nella infinita steppa.
Il Kazakistan, grande nove volte l’Italia, un crocevia di culture e influenze anche arabe e ottomane. Il concerto ci trasporta in un altro mondo, magico, pieno di suggestioni, il ritmo da soave si fa incalzante, a tratti sembra di ascoltare una serenata e poi una tarantella con battiti di mano. Mentre sul palco si alternano  le voci piu’ talentuose del paese. Con la partecipazione del soprano ceco Leona Peleskova e del musicista Aidos Arniyazov, 21 anni, bello come un modello dai tratti esotici, prossimo al diploma al Conservatorio di Pesaro.
A fine concerto tutti sogniamo un Gran Tour  in Kazakistan.