Gerusalemme in "lockdown", la "Città Santa" di Israele vuota: niente turisti e saracinesche dei negozi abbassate - il REPORTAGE del GdI
Il Giornale d'Italia ha effettuato un reportage nella "Città Santa", dove all'interno del centro storico le strade sono semivuote, molti negozi hanno chiuso, anche definitivamente, la sera solo 2 ristoranti palestinesi aperti, in un'atmosfera quasi surreale che ricorda il lockdown per la totale assenza di turisti
Camminando per le strade di Gerusalemme si percepisce vuoto e desolazione, quel lockdown che abbiamo respirato e provato sulla nostra pelle è la situazione in cui adesso versa la "Città Santa" Israeliana, divenuta capitale nel 1980.
Il Giornale d'Italia ha riportato, camminando per i vicoli del centro storico, le immagini che ritraggono strade candide, bianche per la pietra gelida che fa da mura a tutti quei negozi ormai chiusi per la totale mancanza di turisti.
Da quando è iniziata la guerra, infatti, Gerusalemme accusa una grave assenza di stranieri che prima popolavano le numerose stradine gremite di negozi di tutti i tipi. Il conflitto sta avendo forti ripercussioni sui numerosi imprenditori che, prima, tenevano in piedi punti vendita destinati agli acquisti dei turisti.
Ora tutto sembra cambiato, quasi tutti i negozi sono chiusi, eccetto quelli che vendono beni di prima necessità ma comunque ad orari alterni e per poche ore del giorno. Nelle prime ore pomeridiane scatta una sorta di coprifuoco, le serrande si abbassano, le luci si spengono e la città si svuota.
Il sabato poi tutti i punti vendita restano chiusi, nel pieno rispetto della celebrazione santa dello Shabbat, la "festa del riposo" appartenente alla religione ebraica.
Se alcuni cercano di farsi forza, riponendo le speranze nella possibilità di riaprire la propria attività una volta terminata la Guerra, altri sono stati costretti a chiudere definitivamente il proprio negozio per via degli affitti estremamente cari.
Costi troppo alti per entrate quasi nulle, questa la condizione in cui riversano gli imprenditori e i gestori dei punti vendita presenti da anni all'interno della Città Santa. Al centro di Gerusalemme, infatti, gli affitti sono cari e non tutti possedevano abbastanza risparmi per far fronte all'atrocità a cui si è andati incontro in Medioriente.
Nelle foto raccolte da Il Giornale d'Italia, si respira un senso di desolazione riflesso dal pianoforte chiuso, dai bambini che giocano ad un incrocio, dalle parole scambiate con le spalle appoggiate alle serrande abbassate, fino al divieto di utilizzo di biciclette elettriche
Da notare la differenza tra le immagini del giorno e quelle della sera: nelle prime, alcuni negozi aperti richiamano donne al mercato, mamme con bambini e uomini che si occupano di vendite; nelle seconde, solo il bianco delle mura, porte chiuse e catenacci ben saldati.
Osservando le fotografie si riesce quasi a sentire il silenzio che permea le vie, la condizione degli abitanti e la necessità degli imprenditori di tornare a lavorare.
Per il momento, si accorre numerosi ai negozi di prima necessità, si rispettano gli orari del coprifuoco e si prega chiedendo la fine della guerra.