Via degli Orefici bloccata e servizio d’ordine che respinge gli imbucati. Tomba la Bomba come era stato soprannominato ha segnato la storia dello sci italiano e non solo. Aveva 21 anni quando a Calgary vinceva i suoi primi due ori olimpici in slalom e gigante. In totale 5 medaglie olimpiche, battendo con distacco tutti gli avversari, vincitore di due Coppe del Mondo, e ancora una cinquantina di vittorie solo nella Coppa del Mondo e molto di più. Alberto che mangiava il panettone fra una manche e l’altra per darsi carica, di nascosto al suo coach, il campionissimo a fine gara salutava il suo pubblico in boxer, cappello da cowboy e sci ai piedi. Ogni sua discesa in gara e fuori gara era uno spettacolo. Giù la maschera e Alberto racconta il suo legame spezzato con miss Italia Martina Colombari. Entrambi troppo giovani per gestire il tritacarne mediatico. Niente matrimonio e niente figli, per rimanere lui eterno bambinone coccolato in famiglia. Deve tutto a loro, alle alzatacce del padre alle 4 del mattino per accompagnarlo al casello autostradale, appuntamento con il pullman con a bordo il resto della squadra per proseguire per la località montanara e incominciare gli allenamenti sotto una temperatura che andava sotto anche a 20 gradi sotto zero ( non si parlava ancora di global warming). Lui che guida 11 ore per arrivare a Innsbruck in Austria. Si butta sul letto a mezzanotte, l’indomani arriva secondo. Di questo e altri mille aneddoti è condito il biopic “Lo Slalom più lungo ”. Sottotitolo, Le sfide, il sogno olimpico, la mia vita ( Sperling & Kupfer), presentato nel multi brand di Via Orefici 11, in mezzo a tanta gente del business sport convocati da Alessandra Ianzito, la fuoriclasse della comunicazione, l’avvocatissimo Ilaria Barbierato, il notaio Antonio Trezza e sua moglietà Raffaella. Tra amuse en bouche serviti su plateau che simulavano le cime innevate delle Alpi, frittelle di polenta e formaggio d’alpage. Gigantografie, video clip del campionissimo, brand ambassador di Napapijri. E chi dice che i giovani non leggono a giudicare dalla fila. Chissà se si identificheranno nella storia di un successo frutto di tanti sacrifici e volontà di ferro. Ma è la narrazione anche del dopo/successo, quando le luci del trionfo si spengono.