A Pietrasanta la mostra "Fatalità", Casazza, Galante e Mez sfidano le convenzioni con arte provocatoria, intima e performativa
Inaugurata il 16 agosto nella Sala del San Leone, "Fatalità" è la collettiva che riunisce i lavori di Casazza, Galante e Mez, tra opere d’archivio e inediti, il “comitato artistico” propone un percorso che rompe gli schemi dell’arte tradizionale con ironia, forza e spirito di condivisione
Inaugurata sabato 16 agosto alle ore 19, presso la Sala del San Leone (facente parte del Centro Culturale "Luigi Russo" in via S.Agostino 1 a Pietrasanta) la mostra Fatalità, collettiva delle artiste Antonella Casazza, Loredana Galante e Marta Mez, che in questi ultimi anni di attività hanno dato vita ad un vero e proprio “comitato artistico”.
“Fatalità è una mostra che include i lavori singoli di ognuna, inseriti in un racconto in cui non può mancare I’intento provocatorio, trasgredendo le regole di un mondo dell’arte a volte troppo ingessato da schemi diventati desueti ed antifunzionali. Sostenuto da critici e gallerie d’arte che diventano complici e compagni di avventure, il Comitato arriva a Pietrasanta” con queste parole il trio artistico definisce il progetto. La mostra, corredata dal testo critico di Giuditta Elettra Lavinia “GEL” Nidiaci, raccoglie infatti un cospicuo corpus di lavori delle tre artiste: per Casazza una serie di tele con tecnica ad acrilico e pastello, per Galante stampe ricamate (i suoi “tableaux”), ricami su tessuto, pitture, acquerelli e oggetti tridimensionali che l’artista utilizza con un’attitudine scultorea, per Mez le sue iconiche tele dipinte ad olio; per tutte e tre le artiste si tratta di lavori d’archivio accostati a lavori più recenti e addirittura inediti.
Le parole di Giuditta Elettra Lavinia “GEL” Nidiaci
“Irriducibilità delle interpretazioni delle opere di Casazza, Galante e Mez è un progresso verso una non-verità, una tensione positiva che si rifiuta di essere forzatamente unilaterale: le porte che il “comitato” apre sono varchi che restano aperti, uno dopo l’altro, senza una fine e con un fare che potremmo definire sia femminista che materno, certamente accogliente verso il pubblico cui si mostrano: non si tratta di due volte, ma di cento e mille, e con questo procedimento lo spettatore, imbattutosi per caso in questo fortunato incontro di menti artistiche, non riesce soltanto a superare le proprie esperienze originarie, mediante lo smussamento e l'evocazione sbarazzina, ma anche a gustare ripetutamente del “fare come se” ma anche del “fare sempre di nuovo”: la trasformazione dell'esperienza più sconvolgente in un'abitudine è ciò che costituisce l'essenza del gioco. Questa capacità dello sguardo è ciò che ha formato e guida il nucleo artistico, non solo nella sua essenza, ma forse anche nello sviluppare un arte che sia intimista e al contempo interattiva: ognuna delle artiste conserva il proprio mondo per donarlo all’altra, e la loro unione è l’estremo tentativo comunicativo verso il pubblico, il cui coinvolgimento è parte attiva tale da manifestarsi attraverso un’attitudine da intendersi quasi come di tipo performativo” così GEL Nidiaci scrive a proposito del progetto, nel testo critico posto a corredo dell’esposizione.
La mostra sarà visitabile fino al 31 agosto prossimo.