Edra e la magia dei suoi nuovi tessuti per esterni ispirati agli straordinari colori delle pietre in natura.

Non mi sembra di dire qualcosa di nuovo affermando, una ennesima volta, che il Salone del Mobile di Milano costituisce un evento di straordinaria importanza per il settore dell’arredamento, a livello mondiale; fra l’altro, come è stato fatto ripetutamente notare dagli economisti quell’evento è la più importante manifestazione, per giro d’affari, che si svolge nella nostra città giustamente riconosciuta come capitale morale del design.    Il vasto mondo degli architetti, dei designers e degli arredatori si dà infatti convegno in aprile a Milano assetato del desiderio di conoscere le novitá del settore, ansioso di poter osservare personalmente gli ultimi modelli di mobili e di attrezzature.     Personalmente, sono molti anni che non mi lascio coinvolgere da quell’immensa kermesse e, semmai, partecipo piuttosto ad alcuni eventi del cosiddetto “Fuorisalone” soprattutto per far visita agli amici più brillanti del sistema produttivo ovvero per gustare qualche raffinata performance organizzata per l’occasione.    In realtà, rispetto alle prime edizioni del Salone (che risalgono ormai agli anni ‘60 del secolo scorso e nelle quali il principale motivo di quella frequentazione risiedeva davvero nell’opportunità di vedere in anteprima le novità dell’arredamento e di coglierne i trends), gli anni recenti hanno quasi registrato il prevalere di manifestazioni collaterali rispetto a quelle ufficiali: queste hanno lentamente cominciato a trasformare l’appuntamento con lo specifico settore merceologico in una grande occasione per fare incontrare in allegria operatori, progettisti e produttori.     Con gli anni, il cosiddetto Fuorisalone ha visto dilagare (dapprima nella zona di via Savona e, poi, in tutta la Città) le iniziative delle singole aziende finalizzate a gratificare il proprio tradizionale pubblico coinvolgendolo in piacevoli eventi mondani.    Mentre oggi i media di settore propongono ai professionisti, in tempo reale, tutto ciò che occorre sapere per essere al corrente sulle novità, il Salone stesso e l’intera città, così esplicitamente coinvolta, diventano un’immensa palestra di incontri e di compiacimento collettivo: non voglio perció negare che questo evento costituisca comunque ancora una formidabile occasione commerciale ma mi affascina l’idea che tutti i visitatori che giungono dalle più disparate zone del Pianeta, si impadroniscano della nostra Città, in un fantasmagorico happening di cui tutti porteranno con sé un ricordo indelebile, premessa per analoghe esperienze negli anni a venire.    Anche quest’anno, sono davvero poche le realtà espositive che ho frequentato soprattutto perché, come ho detto, noi del settore certe cose le conosciamo durante tutto l’anno; e, poi… di feste e di Happy Hours ne ho frequentati fin troppi nella mia gioviale esistenza!     Quest’anno, una mia bravissima collega mi ha indotto a far visita allo showroom permanente di Edra a Palazzo Durini; ed effettivamente, per la prima volta, ho cólto nel suo insieme una realtà che conoscevo solo sporadicamente e saltuarimente. Quella realtá industriale è oggi ben consolidata e mi permetto qui di segnalare alcuni progetti che mi hanno fortemente persuaso per il loro interesse.     Come è noto, alcuni ottimi progettisti lavorano da tempo per Edra; fra questi occorre ricordare Francesco Binfaré, Jacopo Foggini oltreché Fernando e Umberto Campana: in realtà, la loro opera rivela alcuni denominatori comuni che ritengo particolarmente significativi per la loro convincente attualitá.    Mi riferisco, da un lato, all’uso direi perfino spettacolare della tecnologia: serie come le sedie “Ella”, “Gina” e “Gilda B.” e le collezioni per esterni “A’mare” e “Veronica” di Jacopo Foggini (figg. 1-5) domesticano e finalizzano all’abitare sostanze altamente performanti normalmente usate dall’industria per scopi tecnici    Non mi sembra di dire qualcosa di nuovo affermando, una ennesima volta, che il Salone del Mobile di Milano costituisce un evento di straordinaria importanza per il settore dell’arredamento, a livello mondiale; fra l’altro, come è stato fatto ripetutamente notare dagli economisti quell’evento è la più importante manifestazione, per giro d’affari, che si svolge nella nostra città giustamente riconosciuta come capitale morale del design.    Il vasto mondo degli architetti, dei designers e degli arredatori si dà infatti convegno in aprile a Milano assetato del desiderio di conoscere le novitá del settore, ansioso di poter osservare personalmente gli ultimi modelli di mobili e di attrezzature.     Personalmente, sono molti anni che non mi lascio coinvolgere da quell’immensa kermesse e, semmai, partecipo piuttosto ad alcuni eventi del cosiddetto “Fuorisalone” soprattutto per far visita agli amici più brillanti del sistema produttivo ovvero per gustare qualche raffinata performance organizzata per l’occasione.    In realtà, rispetto alle prime edizioni del Salone (che risalgono ormai agli anni ‘60 del secolo scorso e nelle quali il principale motivo di quella frequentazione risiedeva davvero nell’opportunità di vedere in anteprima le novità dell’arredamento e di coglierne i trends), gli anni recenti hanno quasi registrato il prevalere di manifestazioni collaterali rispetto a quelle ufficiali: queste hanno lentamente cominciato a trasformare l’appuntamento con lo specifico settore merceologico in una grande occasione per fare incontrare in allegria operatori, progettisti e produttori.      Con gli anni, il cosiddetto Fuorisalone ha visto dilagare (dapprima nella zona di via Savona e, poi, in tutta la Città) le iniziative delle singole aziende finalizzate a gratificare il proprio tradizionale pubblico coinvolgendolo in piacevoli eventi mondani.    Mentre oggi i media di settore propongono ai professionisti, in tempo reale, tutto ciò che occorre sapere per essere al corrente sulle novità, il Salone stesso e l’intera città, così esplicitamente coinvolta, diventano un’immensa palestra di incontri e di compiacimento collettivo: non voglio perció negare che questo evento costituisca comunque ancora una formidabile occasione commerciale ma mi affascina l’idea che tutti i visitatori che giungono dalle più disparate zone del Pianeta, si impadroniscano della nostra Città, in un fantasmagorico happening di cui tutti porteranno con sé un ricordo indelebile, premessa per analoghe esperienze negli anni a venire.     Anche quest’anno, sono davvero poche le realtà espositive che ho frequentato soprattutto perché, come ho detto, noi del settore certe cose le conosciamo durante tutto l’anno; e, poi… di feste e di Happy Hours ne ho frequentati fin troppi nella mia gioviale esistenza!       Quest’anno, una mia bravissima collega mi ha indotto a far visita allo showroom permanente di Edra a Palazzo Durini; ed effettivamente, per la prima volta, ho cólto nel suo insieme una realtà che conoscevo solo sporadicamente e saltuarimente. Quella realtá industriale è oggi ben consolidata e mi permetto qui di segnalare alcuni progetti che mi hanno fortemente persuaso per il loro interesse.     Come è noto, alcuni ottimi progettisti lavorano da tempo per Edra; fra questi occorre ricordare Francesco Binfaré, Jacopo Foggini oltreché Fernando e Umberto Campana: in realtà, la loro opera rivela alcuni denominatori comuni che ritengo particolarmente significativi per la loro convincente attualitá.      Mi riferisco, da un lato, all’uso direi perfino spettacolare della tecnologia: serie come le sedie “Ella”, “Gina” e “Gilda B.” e le collezioni per esterni “A’mare” e “Veronica” di Jacopo Foggini (figg. 1-5) domesticano e finalizzano all’abitare sostanze altamente performanti normalmente usate dall’industria per scopi tecnici elevati: il policarbonato con cui esse vengono realizzate é una resina polimerica altamente performante, usata spesso per situazioni che richiedono particolare resistenza meccanica e statica come, ad esempio, per gli scudi delle Forze dell’Ordine nel contrasto dei malviventi.      Le fibre con cui vengono realizzati i rivestimenti e le strutture morbide delle serie di divani “Standard”, “On the Rocks”, “Grande Soffice” o “Standalto” (figg. 6-9) sono finalizzate a conferire loro una piacevole “mano” e, al tempo stesso, ad affrontare la esperienza complessa dell’esposizione all’aperto: in tal senso, ho voluto io stesso sperimentare la loro spettacolare piacevolezza!     Il particolare tipo di progettualità dimostrata dai progettisti di Edra sembra discostarsi sostanzialmente dal design preconizzato dai maestri del Bauhaus piuttosto che dai primi designers italiani come Zanuso, Castiglioni o Bellini: essi cercano esplicitamente di ibridare il “piacere del necessario” con la dimensione edonistica del “gesto artistico”: e qui mi riferisco specificamente all’opera di Binfaré che, oltretutto, ha anche teorizzato questo obiettivo culturale.    Le fibre con cui vengono realizzati i rivestimenti e le strutture morbide delle serie di divani “Standard”, “On the Rocks”, “Grande Soffice” o “Standalto” (figg. 6-9) sono finalizzate a conferire loro una piacevole “mano” e, al tempo stesso, ad affrontare la esperienza complessa dell’esposizione all’aperto: in tal senso, ho voluto io stesso sperimentare la loro spettacolare piacevolezza!     Il particolare tipo di progettualità dimostrata dai progettisti di Edra sembra discostarsi sostanzialmente dal design preconizzato dai maestri del Bauhaus piuttosto che dai primi designers italiani come Zanuso, Castiglioni o Bellini: essi cercano esplicitamente di ibridare il “piacere del necessario” con la dimensione edonistica del “gesto artistico”: e qui mi riferisco specificamente all’opera di Binfaré che, oltretutto, ha anche teorizzato questo obiettivo culturale.