Arzachena, ritrovamento in mare di 50mila monete antiche del IV secolo d.C. Scoperte in Sardegna da un sub durante immersione a 10 metri - GALLERY

Dopo la segnalazione, sono intervenuti anche i sub dei beni culturali, e non è escluso nell'area possano trovarsi i resti cospicui di un antico relitto

Ad Arzachena si è registrato l'incredibile ritrovamento di 50mila monete antiche del IV secolo. Ad individuare per primo i reperti è stato un privato cittadino sardo che, nel corso di una sessione di sub, ha notato dei resti metallici nelle acque vicine alla costa di Arzachena, dove le acque arrivano a toccare una media di 10 metri di profondità. A seguito della sua segnalazione, le autorità competenti di Sassari, Nuoro e Cagliari hanno eseguito una prima ricognizione del tratto di mare interessato. Le immersioni con attrezzatura professionale hanno così rivelato l’esistenza di due macro-aree di dispersione delle monete, in un grande spiazzo di sabbia compreso tra la spiaggia e le praterie di posidonia sul fondale. Quest’ultimo, per posizione e peculiare morfologia, potrebbe inoltre conservare resti cospicui di un antico relitto.

Ad Arzachena il ritrovamento di 50mila monete antiche: a scoprirle per caso, un sub

Tutti i reperti prelevati ad Arzachena godono di uno stato eccezionale di conservazione. Solamente quattro pezzi risultano danneggiati, anche se ugualmente intellegibili. Il contesto cronologico delle monete bronzee è collocabile approssimativamente in un arco temporale tra il 324 e il 340 d.C. Datazione confermata dalla presenza di monetazione afferente a Costantino il Grande e, soprattutto, dall’assenza di centenionali, coniati invece a partire d al 346 d.C. Il gruppo di follis recuperati, inoltre, proviene da quasi tutte le zecche dell’impero attive in quel periodo, ad eccezione di Antiochia, Alessandria e Cartagine.

In base ad una prima stima sommaria, effettuata sulla base del peso complessivo del ritrovamento, il numero delle monete di bronzo si aggirerebbe tra i 30.000 e i 50.000 esemplari. Si tratta dunque di una cifra molto maggiore rispetto a quella inerente alla scoperta archeologica avvenuta nel 2013 a Seaton, nel Regno Unito, quando riemersero 22.888 follis romani.

“Il tesoro rinvenuto nelle acque di Arzachena rappresenta una delle più importanti scoperte di reperti numismatici degli ultimi anni ed evidenzia ancora una volta la ricchezza e l’importanza del patrimonio archeologico che i fondali dei nostri mari, attraversati da uomini e merci fin dalle epoche più antiche”. Queste le dichiarazioni a caldo di Luigi La Rocca, il Direttore generale ABAP (Archeologia, Belle Arti e Paesaggio).

Le operazioni di restauro e conservazione delle monete e dei materiali rinvenuti ad Arzachena consentiranno di ampliare e di approfondire ulteriormente la conoscenza dei reperti, dai quali potranno provenire ancora numerose informazioni.