I "grilli" di Hieronymus Bosch: come il pittore fiammingo raffigurò gli incubi del Medioevo - GALLERY
La mostra sull'artista fiammingo al Palazzo Reale di Milano ci ricorda del "altro rinascimento", popolato di creature infernali che rappresentano i recessi oscuri della psicologia medievale
"Che cosa vede, o Geronimo Bosch, quel tuo occhio attonito? che cosa, quel pallore steso sul volto? Scorgi forse dinanzi a te i mostri e i fantasmi volanti dell'Erebo? Si direbbe che tu abbia affrontato il varco dell'avaro Dite e le dimore del Tartaro, sì bene ha dipinto la tua destra tutto ciò che esiste nei recessi del profondo Averno". Così il diplomatico e amante dell'arte fiammingo Dominicus Lampsonius descrisse l'arte di Hieronymus Bosch, un'artista straordinario che ancora oggi ci stupisce e ci confonde. L'epoca di Bosch aveva una fantasia spettacolare per creature fantastiche e orrende apparizioni demoniache, ma il pittore fiammingo fu l'unico a sapere dare ad esse una inedita profondità psicologica. La sua fantasia trasformatrice si sfoga soprattutto nei "grilli", strane creature che mischiano l'umano e l'animale con innumerevoli teste, gambe e arti ricombinate nei modi più stravaganti. Ma enigma nascondono?
I grilli di Bosch, metafora enigmatica del caos della nostra psiche
I quadri di Bosch sono popolati dai "grilli": queste piccole creature zoomorfe hanno come caratteristica preminente l'estrema varietà. Piccole teste dotate di braccia e zampe di leone, senza corpo; esseri con facce al posto del deretano e lunghi colli di cigno; mostriciattoli con zampe da uccello e teste d'asino; lumache antropomorfe, orribili insetti dal volto umano. Quasi sempre hanno più teste e più facce, collocate nelle posizioni più strane. La fantasia di Bosch è incredibile nell'inventarne di sempre più assurdi.
I grilli non sono tuttavia stati inventati da Bosch. Creature simili, che alcuni fanno risalire alla mitologia egizia e sumerica, erano già comuni, come maschere allegoriche, nelle incisioni antiche sulle pietre preziose. Del resto, il mito classico conosceva già Cerbero, cane con tre teste, Giano, il dio dalle due facce (per l'inizio e la fine, l'entrata e l'uscita) e Crono, il titano del tempo, con tre volti: passato, presente e futuro. I medievali li adoravano, e ne inventavano una infinità nei bordi dei manoscritti, quelle zone bianche di libertà dove la loro immaginazione si poteva sfogare senza freni. Già allora, nei grilli c'era un valore allegorico: sono metafore di vizi e paure, di rimorsi e peccati, di sogni e incubi dell'uomo medievale.
Ma i grilli di Bosch sono diverse dai mostriciattoli giocosi dei manoscritti. Sono personaggi a tutto tondo: persino protagonisti. Bosch gli dona una profondità psicologica inaudita: "Teste gonfie dal mento pesante, dagli occhi inespressivi, teste ossute raggrinzite dall’angoscia, teste sorridenti di goderecci burloni circolano in libertà su quasi tutte le tele di Bosch, inquietando ancor più di facce mostruose dato che appare evidente la trasformazione in grilli di uomini veri in carne ed ossa, magari conosciuti dal pittore stesso" (Jurgis Baltrušaitis, Il Medioevo fantastico). In qualche modo il grillo è una forma degenerata di umanità: lontana dalla perfezione armonica del corpo umano, opera di Dio. Questi esseri, miscuglio buffo od orribile di uomo e animale, sembrano generati dal caos originario della creazione: una materia primigenia e indifferenziata, un indistinto di teste, arti, becchi e zampe senza ordine o senso. Il frutto, insomma, di una immaginazione malata e corrotta.
Il loro significato resta criptico: riflettevano chiaramente una simbologia alchemica ed esoterica, quella di circoli occulti e forse ereticali che sono molti Bosch frequentava. La loro onnipresenza nelle opere di Bosch significa certamente che l'immaginazione umana è popolata di mostri: non mostri orribili e potenti come i demoni e i leviatani, ma forme di vita degenerate, quasi una parodia della creazione di Dio, in cui non riusciamo, tuttavia, a non riconoscerci. La nostra mente è popolata di grilli, e se andiamo troppo a fondo nella perdizione e nella corruzione, anche noi lo diventeremo.