Galleria Riccardo Costantini Contemporary e Edoardo Romagnoli: il focus della nuova sede torinese su uno dei suoi artisti
Edoardo Romagnoli, nell’inverno 1987-88, scatta le sue prime foto con soggetto lunare, utilizzando la sua NIKON F2. È proprio in quel periodo che ha l’intuizione di muovere la macchina con l’otturatore aperto
La galleria Riccardo Costantini Contemporary ha aperto la nuova sede torinese in Via Goito. Uno dei suoi artisti più riconosciuti è il fotografo Edoardo Romagnoli. Il seguente articolo illustrerà la serie fotografica dedicata alla luna.
Riccardo Costantini, nasce da una famiglia di galleristi e nel 2013 apre la sua prima sede a Torino per poi spostarsi nel 2015 in Via Gioliti, dove rimane fino al 2022. Proprio un mese fa, ha inaugurato la nuova sede in Via Goito, sempre a Torino, con una mostra collettiva che voleva essere un tributo a tutti gli artisti che Costantini segue da tempo e ai nuovi nomi che entreranno in galleria. La mostra d’apertura è durata 10 giorni. I linguaggi espressivi presentati sono molteplici, dalla pittura alla fotografia e Costantini tratta artisti come Edoardo Romagnoli, Gianpiero Fanuli, Maura Banfo, Pierluigi Fresia, Francesco Pergolesi, Ray Smith, Saverio Todaro e molti altri. Molto presto, nella stessa sede verrà aperta anche un’associazione culturale che si occuperà di tematiche riguardanti l’arte, la scienza, la letteratura e molto altro; per rendere la galleria un luogo vivo, attivo e ospitale dove verranno organizzate conferenze e incontri.
Questo articolo si focalizzerà sul lavoro di uno degli artisti di Riccardo Costantini: il fotografo Edoardo Romagnoli classe 1952, in particolare sulla ricerca dedicata alla Luna. Egli era presente all’inaugurazione della nuova sede torinese della Riccardo Costantini Contemporary con un trittico di lune, fotografate attraverso le frasche di un albero. Il moto ottenuto dava l’idea di essere continuo, come i movimenti di una danza di iniziazione... Riccardo Costantini crede molto nel lavoro di Edoardo Romagnoli, tanto da aver già organizzato per lui, due mostre personali e aver esposto il suo lavoro all’interno di molte fiere, sia in Italia che all’estero. La collaborazione inizia nel 2012, quando il gallerista presenta il lavoro del fotografo al MIA Photo Fair di Milano.
Nel dizionario etimologico della lingua italiana, la parola Luna, deriva dal latino Luna, la quale avrebbe la sua origine nella radice indoeuropea leuk o luc, che significa “splendere”. Il termine latino quindi equivarrebbe a “la luminosa”. È proprio sulla luce che Edoardo Romagnoli svilupperà il suo lavoro. La fatale attrazione che questo satellite esercita sull’uomo, è presente all’interno di numerosi capolavori letterari, uno degli esempi più famosi è sicuramente Astolfo che va a recuperare il senno perduto di Orlando proprio sulla luna. L’idea dei viaggi lunari ha cominciato a prendere sempre una maggiore forma realistica nel periodo della Guerra Fredda, con la “Corsa allo Spazio”; fino a realizzarsi nel 1969 con la missione spaziale Apollo 11 che portò gli astronauti statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin ad atterrarvi.
Edoardo Romagnoli, nell’inverno 1987-88, scatta le sue prime foto con soggetto lunare, utilizzando la sua NIKON F2. È proprio in quel periodo che ha l’intuizione di muovere la macchina con l’otturatore aperto. Osservando i suoi scatti, vediamo una luna che danza, si muove, lasciando una scia dietro di sé. Dinamica, sensuale, attraente, dominante come una donna sfuggente. Una luna inafferrabile, impossibile da possedere. Come dice Romagnoli stesso, durante un’intervista con la curatrice Maria Vittoria Baravelli: «La Luna striscia, salta, si nasconde, non si riesce a prendere. Io la inseguo. Ma la sua inafferrabilità rende tutto così affascinante!».
Questo satellite naturale, apparentemente semplice ed essenziale, nasconde in realtà un mondo onirico ricco di risvolti. Romagnoli, ha saputo cogliere la magia presente dietro a una forma basilare e primaria come la sfera. Egli immagina una sorta di disegno, una serie di anelli agganciati tra di loro e poi cerca di insegnare alle sue mani quel determinato movimento. Indaga dietro all’umiltà delle cose quotidiane, per coglierne l’incanto nascosto. Lo sfondo completamente nero della notte, fa da palcoscenico che va a ospitare la prima ballerina, la Luna. D’un tratto lei si muove creando una danza visionaria e luminosa. Tutto il superficiale viene eliminato, esiste solo lei e la sua danza, tutto racchiuso nel mistero della notte. A tratti i suoi movimenti sembrano assumere la consistenza della pittura a olio, bagnata, corposa e materica. La fotografia diventa poesia visiva.
Di Lisa Parra