Roman Polanski e Mimmo Paladino, due geni se si incontrassero farebbero scintille

Stasera su Sky Art ore 21.15 non perdetevi La Divina Cometa di Mimmo Paladino

Tutti li chiamano per nome, Roman e Mimmo. Sono due maestri di vita.  Il primo è il  profeta della Transavanguardia, il secondo è il monumento del cinema mondiale. Uno conosce il lavoro dell’altro ma non si sono mai incrociati. Entrambi piccoli di statura ma il talento non si misura in centimetri. Sono dei giganti. Poche persone ti lasciano dentro tracce indelebili come loro.
Per una come me che non ha mai voluto fare l’attrice lavorare con entrami è stata un’esperienza fantastica. Unica. Si rivolgono con la stessa gentilezza alla star e all’ultima delle comparse.  E creano un forte senso d’empatia anche fuori dal set. E vorresti essergli amica per tutta la vita. E quando li incontri non sai se baciargli le mani o stringerli forte da non lasciarli più andare via.
Una sola differenza: Roman ha visto l’inferno ( la sua famiglia deportata a Auschiwtz, la madre e la sorella non ritornarono. Sua moglie Sharon Tate incinta al nono mese mori’ accoltellata nel massacro di Bel Air), e se lo porta dentro come un marchio a fuoco. Mimmo non ha conosciuto l’inferno ma nel La Divina Cometa ha saputo raccontarlo per immagini potenti, sogni e fantasmi. Mimmo e Roman, sempre attratti dal senso di profondità, di voragine, di mistero. Scoprire o non scoprire il suo mistero, in fondo sono la stessa cosa.
Ciak si gira. En famille. Con Roman recitano, ca va sans dire, sua moglie Emmanuelle  Seigner e sua figlia Morgane. Mimmo ha voluto sul set la figlia Ginestra, ammaliante attrice teatrale e i nipoti Leandro, Ettore e Pietro. Leandro e Azzurra, una coppia anche nella vita, sono Paolo e Francesca del celeberrimo "Amor  ch'a nullo amato amar perdona”.
C’è Sergio Rubini, il capostazione di una stazione diroccata che fa una scommessa con se stesso: “ Se il treno arriva in ritardo, ho vinto io, e mi premio con un caffè. Se arriva in orario, ho perso. E mi faccio un caffè”. E’ il fatalismo napoletano. I blocchi di ghiaccio sono come la clessidra, il loro sciogliersi segna lo scorrere del tempo. Il girone dantesco diventa il  mattatoio dove  Toni Servillo è il dannato conte Ugolino.  I tre re magi portano in dono la musica, la poesia, la pittura. Ma c’è anche il quarto re magio che porta il “Nulla”, ma il nulla è anche il tutto,  è lo spazio vuoto da riempire. Il loro dono è la bellezza alla quale tutti tendiamo. 
Il cinema di Mimmo è una tela da riempire con le tre Furie, gli da voce e anima un’intensa Cristina Donadio. La gestazione è stata lunga, cominciata durante il lockdown, Eduardo Cicelyn, ha inventato il Museo Madre, gallerista di Mimmo e mentre scriveva il suo libro Quarantena Napoletana ( Neri Pozzi)  dava corpo alla sceneggiatura attingendo  alle parole di drammaturghi, filosofi e matematici. Eduardo e Mimmo  ci hanno infilato come tante pedine in un presepe diffuso in un sud senza tempo, sbilenco e bellissimo. E’ il presepe della vita.
Cesare Acetta non è solo il direttore della fotografia, la sua ricerca della luce diventa un viaggio filosofico. Per lui il cinema è scolpire la luce. La Divina Cometa è anche un libro/cofanetto con fotografie emozionanti di Pasquale  Palmieri.  
  Da subito ci hanno creduto i produttori Andrea e Alessandro Cannavale, figli d’arte, figli di Enzo, il totem del teatro napoletano. Serata molto speciale per i 75 anni del maestro accolto a suon di zampogne per la proiezione della “Divina Cometa" al Nuovo Cinema Posillipo, di fresco restyling.  Per noi della generazione ‘anni 60 è un po’ il nostro Cinema Paradiso, nel buio della sala si consumavano i nostri primi amori adolescenziali.
Per chi trova indigesti i cinepanettoni, per chi non ne può di Natale in Casa Cupiello è già un cult “La Divina Cometa”. Stasera su SKYART ore 21.30.
Foto di Pasquale Palmieri 
Illustrazione di Guido Ciompi