Louis Vuitton compra l’hotel Caruso, il gioiello di Ravello. Apre l’Agorà della dieta mediterranea. Dalla Magna Grecia alle nostre tavole

Januaria Piromallo, Tiare Von Meister

Cosa ha in comune la maison francese del lusso con la Magna Grecia? Il concept di bellezza e grandeur. E’ la filosofia vincente della Louis Vuitton che con mossa a sorpresa ha comprato il  brand dell’ospitalità Belmond, gruppo specializzato in alberghi e crociere fluviali de luxe.  Il 50% degli asset da sogno di Belmond sono in Italia, tra cui il Cipriani di Venezia, ma nel suo portafoglio possiede  anche l’iconico Orient Express. Si viaggia in gran bellezza e confort in luoghi d’incanto. 
Mi affaccio dalla terrazza del Hotel Caruso  e lo sguardo si perde nel cammino degli dei, sospeso tra cielo e mare. Da qui prende anima l’ Agorà della dieta mediterranea, prima edizione. Un incontro di sapori di alta gamma e di sapere artigianale. Un’ iniziativa di valorizzazione del patrimonio gastro/artistico del Cilento.
 All’interno degli spazi dell’Hotel Caruso, ospitato in un edificio del XII secolo, si respirano ancora i fasti dell’epoca romana, nei suoi giardini sono ancora visibili i ruderi dell’antico palazzo della famiglia patrizia Camera D’Afflitto. Poi divenuta meta da Gran Tour. 
Nelle città dell’Antica Grecia, l’agorà era l’antenata della piazza. Un luogo in cui i cittadini avevano la possibilità di incontrarsi e confrontarsi discutendo di politica, filosofia, attualità, arte. 
L’evento porta la firma di Emilia Filocamo, Comunication Manager con la chef Ilaria Bertarelli  per uno show cooking con antiche ricette cilentane.  Sullo sfondo il celebre spettacolo pirotecnico di Torello che  ha illuminato con lucine rosse il contorno delle casette incastonate nella roccia a strapiombo sul mare. 
La loro è una storia di mare, ma sopratutto di amore e rispetto per il territorio. "Lei lo sa che gli antichi greci sono stati i primi eco/sostenibili della storia?” - mi dice  Vittorio Rambaldo, pescatore di alici da 4 generazioni -Una rete a maglie larghe, la menaica, risparmia quelli più piccoli per catturare solo i più grandi e guizzanti”.
La pesca si svolge tra aprile e luglio, quando il mare è calmo: gli esemplari vengono tirati via dalla rete direttamente a mano ed eviscerati. Non sono trattati con ghiaccio o refrigeranti fino a toccare riva ma, lavati con la salamoia, disposti nei tradizionali vasi di terracotta  a strati e ricoperti con il sale marino di Trapani.
Da assaggiare su burro mantecato al limone, una squisitezza.
Giovanni Speranza celebra il territorio del suo borgo  di Rofrano, paesino che risente di sua maestà il  Cervati, la montagna più alta della Campania, attraverso la coltivazione di legumi, la produzione di castagne da cui è ricavata la famosa farina, di pomorodini gialli tipici. 
Parlare con Francesco Vastola è come parlare con un intero territorio, quello cilentano, e lasciarsi stupire da una passione che non conosce fratture perché arriva intatta da un tempo imprecisato in cui la terra, sempre e comunque, era punto di partenza. Titolare dell’Azienda Agricola Maida, specializzata nella produzione di sottoli, confetture, pomodori, prodotti bio, creme, sughi e legumi. Una terra ricca e generosa in cui i fasti e le  vestigia della Magna Grecia  sono  visibili grazie ai  profili austeri dei templi che sporgono dal territorio pianeggiante come iceberg di pietra.
Se la passione si potesse descrivere con un gesto o un’azione, allora quella di Raffaele Palladino, titolare del Piccolo Salumificio Artigianale di Gioi, è tutta nel modo in cui affetta i suoi salumi.
C’è una ritualità, una sacralità nel modo in cui procede che incanta e racconta. Vessillo di un’azienda che rappresenta una tradizione, una filosofia è  la soppressata: un boccone di Cilento dal colore vivace ricavato dalla sole parti pregiate del suino e speziato opportunamente con sale, pepe, finocchietto, peperoncino.