Follie a VIlla Agrippina: dove la cucina d'autore incontra l’eleganza di un grande hotel e la visione di uno chef che osa con misura
Nel cuore del Gran Meliá di Roma, lo chef Alfonso D’Auria firma un progetto che racconta il territorio ma anche le proprie origini con tecnica e leggerezza, tra intuizioni creative e sapori mai banali
Roma ha mille volti, ma pochi luoghi riescono a catturarne l’essenza più elegante e segreta come il Gran Meliá Villa Agrippina. Un’oasi urbana nascosta tra il Vaticano e Trastevere, circondata da giardini rigogliosi e affacci mozzafiato sulla città eterna. Qui il tempo rallenta, i rumori si attenuano, e tutto sembra orchestrato per far sentire l’ospite al centro di un’esperienza rarefatta, esclusiva, pensata nei dettagli. Un resort di lusso che non ha bisogno di ostentare: lascia parlare l’architettura, l’arte contemporanea esposta tra gli spazi comuni, l’accoglienza attenta ma mai invadente. E poi c’è la piscina – una delle poche nel centro storico di Roma – che trasforma ogni soggiorno in una parentesi di puro benessere.
Fiore all’occhiello della struttura è Follie, il ristorante fine dining che promette – e mantiene – un’esperienza gastronomica fuori dagli schemi. Oggi a dirigere la brigata c’è lo chef Alfonso d’Auria . Campano di origine, classe 1988, Alfonso è entrato a far parte dell’hotel già nel 2012 come sous-chef, dopo varie esperienze in Cina e negli U.S.A., passando dal Don Alfonso in Costiera, fino a ricopre il ruolo di Executive Chef di Follie.
Ogni suo piatto è frutto di una riflessione profonda, di una narrazione personale, mai banale. In menu si alternano proposte ispirate ai prodotti del Mediterraneo – sua terra d’origine – e creazioni più audaci, in cui la sperimentazione non è mai fine a sé stessa, ma sempre al servizio del piacere.
Follie non è solo un ristorante: è un invito a esplorare il Mediterraneo attraverso lo sguardo e la gestualità di Alfonso D’Auria. È l’esempio di come un talento cresciuto dentro lo stesso hotel possa trasformarne l'anima culinaria, rendendo la cucina del resort una vera destinazione. Lusso delicato, gusto intenso e personalità: un’esperienza che parla di Roma, della Campania e del mare, dove ogni piatto è pensato per sorprendere senza mai stridere con il contesto. Due i menù degustazione disponibili ma si può cenare anche alla carta.
Due piatti da provare assolutamente sono il carciofo, topinambur e liquirizia fra gli antipasti e il tagliolino in brodo di pomodoro e guanciale fra i primi per fare un bel viaggio fra oriente e occidente.
L’ambiente? Raffinato, intimo, curato nei minimi dettagli. Toni caldi, luci soffuse, materiali preziosi. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera ovattata, in cui la cena diventa un momento da ricordare.
Varcare la soglia di Follie è come entrare in un set cinematografico dal gusto rétro e sofisticato. Arredi in legno scuro, scaffalature con volumi di architettura e design, tavoli dorati, velluti rossi e candelabri: ogni dettaglio racconta un’estetica calda, opulenta e senza tempo. Perfetto per una cena a lume di candela, un’occasione speciale o semplicemente per concedersi una serata indimenticabile lontana dai soliti cliché romani.
In fondo, Follie è proprio questo: un invito a lasciarsi andare, a uscire dai binari della prevedibilità, a concedersi il lusso del gusto in un contesto fuori dal tempo. Ed è anche la dimostrazione che Roma, quando vuole, sa ancora sorprendere; tra vestigia antiche e nuovi desideri, c’è sempre spazio per un pizzico di follia.