Sfilata Prada a Milano Moda Donna: la provocazione sul concetto di bellezza
Riflessione sullo stereotipo e sul mutemento del concetto di bellezza. Si parte dal guardaroba, con capi couture lasciati a grezzo e ridotti all’essenziale nel decorativismo non ostentato.
Cogliere la bellezza lì dove altri non la vedono, sembrerebbe comunicare il guardaroba di Miuccia Prada e Raf Simons, che riflette sul significato oggi della femminilità e della sua estetica.
Ma cos’è la bellezza? Per Platone e altri filosofi, è una voce interna a noi a dire che ciò che stiamo contemplando è bello e invece altro è bruttezza, entrambe definizioni personali che possono modificare la realtà percepita.
L’innamoramento e la fascinazione o il disincanto sono il ponte che viene costruito fra mondo sensibile e il mondo delle idee.
In filosofia, il bello è ciò che attrae l’anima verso il mondo del pensare e verso la ricerca della propria autenticità e identità, personale, allontanadosi dalle apparenze e dalle copie, dai modelli imposti dalla cultura, dalla società e dai media.
È grazie alla bellezza che l’uomo può trovare lo slancio per contemplare e per creare, anche dei vestiti, che riconvertono e ricontestualizzano gli abiti stessi, gli emblemi della femminilità, sia nella forma che nel modo in cui vengono indossati.
Mode e nozioni d’estetica divengono costante mutamento se liberati anche dalla loro funzione e dal loro linguaggio glamour stereotipato.
I capi e i look in sfilata sono lasciati volutamente con dettagli e cuciture a grezzo, mentre nuove silhouette emergono dalle interazioni fra elementi distinti e inusuali.
Le proporzioni vengono alterate, modificando il comportamento della veste e del suo rapporto con il corpo.
È un processo di riduzione che pone l’accento sulla costruzione, mentre agli accessori resta il compito dei tocchi glamour, dei gioielli, dei fiocchi e delle decorazioni.
Una potente messa in discussione che scompiglia anche la testa delle modelle, che sfoggiano una piega fra il grezzo e il raffinato.