Family Act, Bonetti: "Assegno unico universale per tutte le bambine e i bambini al di là del nucleo familiare"
"Family Act, defiscalizzazione per forme innovative di lavoro come lo smart working. Occorre superare visione che distingue la nostra vita fra lavoro e vita privata"
La Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti è intervenuta al digital event organizzato da PwC Italia “Italia 2021–Competenze per riavviare il futuro”, rispondendo ad alcune importanti questioni sul family act e sul lavoro femminile:
A che punto siamo con il Family ACT?
Il Family Act è stato approvato in Consiglio dei Ministri a giugno e adesso è in discussione alla Camera dei Deputati. Abbiamo però valutato di accelerare il percorso di approvazione dell’articolo 2 del Family Act, corrispondente all’assegno unico universale e confluito in un progetto di legge, già stato presentato in Parlamento ed emendato adeguandolo all’impianto complessivo del Family Act.
La Camera dei Deputati per quanto riguarda l’assegno unico universale lo ha approvato, all'unanimità, il 21 luglio. Attualmente è al Senato per diventare legge definitiva. Noi come governo abbiamo già però predisposto le risorse per farlo partire fattivamente. Da legge di Bilancio lo abbiamo stanziato per il 2021 a partire dal 1 luglio e poi a luglio degli anni successivi. Abbiamo fatto una simulazione, macroscopica nella sua valutazione, perché l’assegno poi dovrà inserirsi anche nell'ambito della riforma fiscale di cui è il primo pezzo.
L'idea è sostanzialmente: un assegno mensile per tutti i figli e quindi conseguentemente per tutte le famiglie - oggi non è così - dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, maggiorato a partire dal terzo figlio e nel caso di bambini disabili non c'è limite di età. Ragioniamo su una media di livello di reddito medio-medio basso di 200€ a figlio: questa è la simulazione che oggi sembra la più corrispondente a far sì che nessuna famiglia perda, anzi ci guadagni, rispetto a quella che è la somma di tutte le detrazioni dei vari bonus oggi esistenti. Il carattere del tutto innovativo di questa misura, oltre al fatto che finalmente è resa strutturale nel tempo, è quello dell’universalità. Oggi non è così e non è solo l'universalità per i redditi, è un’universalità anche per le tipologie lavorative dei genitori
Quale è il valore aggiunto, la novità dell'assegno unico rispetto all’esistente?
Innanzitutto che andrà a tutti i bambini del nostro paese, oggi non è così, per cui il Family Act mette al centro le nuove generazioni. Oggi godono di assegno familiare solo i lavoratori dipendenti. Per esempio gli incapienti non hanno le detrazioni fiscali, le partite iva e liberi professionisti non hanno tutte le agevolazioni che hanno i lavoratori dipendenti. Quindi ci sarà un allargamento straordinario della platea, perché è un assegno che andrà a tutte le bambine e a tutti bambini al di là del nucleo familiare. Ovviamente sarà proporzionato con una parte universale e una parte in base al reddito del nucleo familiare. Questo è il primo straordinario vantaggio.
Il secondo è che è una politica di investimento, non assistenziale e quindi intanto è stabile e strutturale. Semplifica molto perché le famiglie sanno che mese dopo mese possono contare su una cifra certa. Oggi il tema dell’accountability non è chiarissimo: le persone non hanno idea di quanto, mese dopo mese, ricevano per sostegno. E talvolta sono anche delle misure, magari momentanee, sulle quali non si può contare anche in una progettazione economica familiare. Sarà maggiorato dal terzo figlio: per la prima volta nel nostro Paese si introduce questo meccanismo per cui, invece che appiattire la curva dei costi standard, in realtà noi riconosciamo che dal terzo figlio, un po' in stile francese, per incentivare la natalità, l'assegno sarà maggiorato.
Qual è il prossimo step dopo questo?
E’ tutta l’approvazione del Family Act, che mi auguro che venga approvato alla Camera – la legge delega – il prima possibile, la riforma dei congedi parentali, lavoro femminile, il sostegno all'educazione e protagonismo dei giovani. In realtà, sempre in una logica di approccio strutturale e con una visione organica, che stiamo cercando di mettere sulle politiche familiari, alcuni principi e alcune misure le stiamo già anticipando, almeno come indirizzo. Per esempio il bonus asilo nido che è stato confermato quindi fino a 3.500 € per i nuclei familiari, al rimborso delle rette che pagano.
Prorogate tutto in questa manovra?
In questa manovra il bonus asilo nido viene prorogato, viene prorogato l'assegno natalità e la dote mamma, finché non confluiranno nell’assegno unico e universale, il congedo parentale per i padri obbligatorio a 7 giorni, ma il Family Act lo vuole ovviamente alzare, come tetto, perché 7 giorni è anche meno della richiesta europea di 10 giorni, quindi poi in prospettiva si salirà e si renderà strutturale tutto questo. Stiamo anche lavorando su una misura per aiutare il ritorno delle donne al lavoro, perché sappiamo che uno dei momenti critici della carriera femminile è dopo il primo o il secondo figlio: molte donne abbandonano il lavoro. Stiamo inoltre lavorando a strumenti che incentivino sia dal punto di vista del sostegno delle imprese che devono sostituire la maternità, sia da un punto vista della donna che torna a lavorare e quindi ha dei costi aggiuntivi. Ad esempio, ci stiamo già adoperando per quanto riguarda il lavoro domestico.
Lei pensa che questo cambiamento sia irreversibile? Ne usciremo, è una parentesi e tutto tornerà come prima?
Io credo che sia un processo irreversibile, come spesso i processi storici sono. Penso che porti con sé un rischio e un’opportunità allo stesso tempo. Il rischio è quello di ritornare a quella strutturazione del tutto inadeguata, sulla quale avevamo consolidato il nostro vivere sociale e che ci ha resi non attrezzati, non pronti ad affrontare per esempio le emergenze che abbiamo dovuto affrontare. L’opportunità invece è di far sì che questi strumenti che abbiamo via via imparato ad utilizzare possano diventare sistematici e strutturali all'interno però di un nuovo approccio, che affianchi all’idea dello smart working la necessaria progettazione di uno smart living. Quello che non ha funzionato è stato che, lo abbiamo ricordato, noi abbiamo semplicemente traslato tra le mura domestiche, tra l'altro inadeguate, i luoghi di vita del lavoro, dell’educazione e, per alcuni aspetti, anche della cura sanitaria.
Smart Living vuol dire che oggi noi dobbiamo organizzare i tempi comunitari in modo coerente con i tempi lavorativi. Dobbiamo organizzare gli spazi comunitari in modo coerente con gli spazi lavorativi. E se noi lavoriamo sullo smart working, lo smart working non è lo stare a casa mentre a casa ci sono i figli. E’ l'organizzazione dei tempi di lavoro, per esempio per obiettivi, per esempio con una strumentazione tecnologicamente adeguata, che però venga integrato con momenti esperienziali anche nel mondo del lavoro.
Come è stato ricordato, c'è un processo integrato che vede la persona facilitata nell’utilizzo della tecnologia e dal lavorare per obiettivi, magari organizzandosi i tempi durante la giornata, mentre i bambini o i figli sono a scuola o mentre fanno attività alternative. Magari in luoghi che permettono il co-working in cui qualcuno fa lo smart working e intanto c'è un servizio educativo per i bambini. Un processo che non riguardi semplicemente le donne: a monte il tema è che lo smart working non è rosa. E’ una riorganizzazione innovativa del mondo del lavoro per tutti.
Nel Family Act c’è un principio delega che riguarda la defiscalizzazione per forme innovative di lavoro, come lo smart working – considerandolo non uno strumento di welfare, ma di riorganizzazione lavorativa e superando quella visione del lavoro che distingue la nostra vita fra lavoro e vita privata. Il concetto di work-life balance sottende un fraintendimento, cioè che ci sia da una parte il lavoro, dall'altra parte la vita. Laddove, invece, un modello efficiente e generativo di lavoro, non solo produttivo, è un modello nel quale la persona è accolta e valorizzata in tutta la sua dimensione integrale, anche nelle sue diversità.
In qualche modo il tema della vita personale e il tema lavorativo devono essere armonizzati reciprocamente e coerenti, quindi nel Family Act questo punto è stato dichiarato. Purtroppo siamo incappati in una dimensione di accelerazione complessiva, dalla quale però stanno emergendo in modo netto delle indicazioni. Tant’è che nel piano Next Generation EU investiamo molto sul valore dell’empowerment femminile, con progetti che riguardano l’imprenditoria femminile, con anche lo sviluppo di piattaforme adeguate ad una gestione dello smart working integrata, oltre ad una valorizzazione per le politiche di parità di genere e di inclusione delle diversity, che le imprese potranno portare anche con benefici di carattere fiscale.