Generali in Cattolica, il superamento di un percorso ad ostacoli per una 'partnership strategica' attorno a quattro iniziative chiave

Di Silvano Telesi

Il gruppo Generali è entrato ufficialmente nel capitale del gruppo Cattolica sottoscrivendo un aumento pari a 300 milioni di euro e andando a detenere una quota pari al 24,46% del capitale della compagnia assicurativa veronese. Generali, inoltre, ha la facoltà di sottoscrivere pro quota il successivo aumento di capitale in opzione per tutti gli azionisti, per un ulteriore controvalore massimo pari a 200 milioni.

Contestualmente, fanno il loro ingresso nel cda di Cattolica tre consiglieri indicati da Generali: Stefano Gentili, Roberto Lancellotti e Elena Vasco, in sostituzione di altrettanti consiglieri di Cattolica che hanno rassegnato le dimissioni.

Arriva così a conclusione un percorso tormentato e che ha comportato il cambio di ragione sociale di Cattolica, che da cooperativa si è trasformata in Società per azioni.

Per capire le ragioni che hanno portato Generali a diventare azionista rilevante di Cattolica bisogna partire dal 27 maggio scorso. In quella data l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) impose a Cattolica “tempestivi interventi di patrimonializzazione” valutati in “almeno 500 milioni di euro”, alla luce di un “deterioramento delle condizioni di solvibilità” del gruppo e in particolare di alcune sue controllate che presentavano un indice di solvibilità considerato inferiore al minimo regolamentare.

Circa un mese dopo, il 24 giugno, Generali e Cattolica annunciavano la sottoscrizione di una “partnership strategica” attorno a quattro iniziative industriali (asset management, internet of things, salute e riassicurazione), ma, cosa certamente più urgente per le sorti di Cattolica, l’impegno a sottoscrivere un aumento di capitale di 300 milioni di euro al prezzo di 5,55 euro per azione. Il tutto, però, a determinate condizioni: che Cattolica si trasformasse in Spa e che fossero definite modifiche statutarie relative alla governance della compagnia, a tutela dell’investimento di Generali nella società veronese.

La necessità della trasformazione in Spa è stato un punto assai mal digerito da una parte (minoritaria) dei soci di Cattolica, in particolare da quelli riuniti in Casa Cattolica, un coordinamento tra soci, associazioni dei soci, imprenditori e varie personalità del territorio veronese. Il coordinamento ha provato a opporsi in tutti i modi al cambio di ragione sociale e all’ingresso del Leone di Trieste, anche ricorrendo al Tribunale delle Imprese di Venezia per chiedere di invalidare l’assemblea che apriva le porte della compagnia a Generali (ricorso che è stato poi respinto dai magistrati).

A fine luglio, pochi giorni prima dell’assemblea dei soci chiamata a votare sul cambio di statuto, i soci dissidenti avevano anche presentato una sorta di piano industriale alternativo, ipotizzando proposte di partnership che avrebbero dovuto coinvolgere, tra gli altri,Vittoria Assicurazioni. Il nome di quest’ultima compagnia era già emerso in seguito ad alcuni rumors secondo cui Cattolica avrebbe valutato, tra le strade alternative all’alleanza con Generali, una fusione alla pari proprio con Vittoria.

Il 31 luglio l’assemblea dei soci di Cattolica ha dato l’ok alla trasformazione da cooperativa a Spa con il 70,74% di voti favorevoli dei partecipanti all’assemblea. La trasformazione avrà efficacia a partire dal 1° aprile 2021. Poco più di un mese dopo, il 9 settembre, le modifiche statutarie hanno ricevuto l’ok dall’Ivass. L’ultimo potenziale impedimento all’ingresso di Generali in Cattolica è caduto a fine settembre, quando si è appurato che il numero di azioni con diritto di recesso era ampiamente al di sotto della soglia limite fissata al 20% meno un’azione.

Cosa succede ora? Come accennato, l’aumento di capitale riservato a Generali è uno dei presupposti per l’avvio di una partnership strategica che prevede quattro iniziative industriali che, come spiega una nota congiunta, rappresentano “importanti opportunità di crescita profittevole sui servizi ai clienti del segmento danni e nel comparto asset management, facendo leva sulle competenze e capacità di Generali nella gestione degli investimenti, nell’innovazione digitale e nei servizi salute e consentendo a Cattolica di ampliare e migliorare l’offerta alla propria clientela con nuovi e innovativi servizi accessori”.

In particolare gli accordi che hanno durata pluriennale prevedono la gestione da parte di Generali Asset Management di una parte del portafoglio investimenti di Cattolica. Per quanto riguarda il fronte tecnologico, la partnership consentirà di mettere a disposizione dei clienti Cattolica la piattaforma Internet of things sviluppata da Generali Jeniot per lo sviluppo del business telematico auto, casa, pet e imprese. Relativamente al segmento sanitario, l’accordo prevede l’estensione alla clientela di Cattolica dei servizi di Generali Welion in ambito salute, attualmente non offerti da Cattolica, e l’esternalizzazione di parte dei servizi di liquidazione e assistenza da parte di Cattolica sempre a Generali Welion. Infine, c’è la parte dedicata alla riassicurazione, che prevede un accordo di collaborazione tra Cattolica e Generali, con Generali principale partner in relazione a una quota dei rischi da riassicurare.