The European House – Ambrosetti, Global Attractiveness Index 2020. Giovannini: 'Per l'Europa la sfida dell’attrattività è sempre più continentale'
The European House – Ambrosetti, Global Attractiveness Index 2020
Domenica 6 settembre, Cernobbio - Alla 46esima edizione del Forum “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” sono stati presentati i risultati della quinta edizione del progetto di ricerca Global Attractiveness Index 2020, di The European House – Ambrosetti con Aviva Assicurazioni in Italia, Philip Morris Italia e Toyota Material Handling Italia.
In un contesto globale di radicale trasformazione economica e sociale causata dalla pandemia Covid-19, è fondamentale avere a disposizione strumenti affidabili in grado di fornire delle chiavi di lettura oggettive e quantitative per valutare e comparare differenti sistemi economici. A questo riguardo, il Global Attractiveness Index (GAI) si contraddistingue per replicabilità nel tempo, oggettività, robustezza e significatività.
Il GAI mappa 144 economie del mondo e cerca di cogliere in che modo cambia la “geografia dell’attrattività” al variare della velocità di ogni Paese rispetto agli altri, non solo rispetto a se stessi. In tal senso il GAI è un Indice relativo, in quanto sottopone ogni economia al confronto con “il migliore” (nel 2020 di nuovo la Germania), prendendo a riferimento quattro macro-aree (apertura, innovazione, dotazione ed efficienza).
Chi perde e chi vince nel GAI 2020? Per l’Unione Europea (UE) si registra un processo di diminuzione dell’attrattività (basti pensare che negli ultimi 5 anni il 75% dei Paesi europei è in riduzione o stabile nel ranking e che negli ultimi 10 anni la percentuale europea di Investimenti Diretti Esteri sul totale globale è diminuita dal 43,7% al 30,7%).
Come scrive Enrico Giovannini nel Rapporto “è segno che per l’Europa la sfida dell’attrattività è sempre più continentale e non potrà essere vinta né difendendo posizioni di rendita del passato, né guardando a posizioni nazionalistiche”. In altre parole, per l’intera UE, si pone l’occasione di ricostruire il concetto di attrattività in logica sovra-nazionale. A tal fine – dopo i passi avanti fatti con l’approvazione del Piano Next Generation EU – è auspicabile la promozione di una maggiore armonizzazione fiscale e normativa, la creazione di un mercato unico dell’energia e di una maggiore integrazione bancaria, una centralizzazione del debito europeo (finalizzato a specifiche
azioni e policy quali green transition e digitalizzazione) e un’armonizzazione e mutualizzazione di risorse e strumenti per il welfare state a protezione dei cittadini.
L’Italia è al 18° posto ma con uno score in peggioramento (60,36 vs. 61,15 nel GAI 2019). Riguardo le specifiche macro-aree, si evidenziano delle criticità soprattutto nella macro-area efficienza. Il Total Tax Rate, per esempio, secondo gli ultimi dati Eurostat, passa dal 53,1% al 59,1%, posizionando il Paese al 129° posto, in peggioramento. Confermato il “nodo” della Crescita produttività totale dei fattori: nel 2019 la variazione negativa è pari a 0,27, 65° posto nella classifica GAI 2020, in calo rispetto al 2019 (47°). Il Paese presenta inoltre significativi margini di miglioramento sia in termini di sostenibilità, sia riguardo la tutela dei propri cittadini più in difficoltà. Per non parlare dell’educazione, tema che ha una rilevanza strategica per il futuro del Paese: se si guarda ai risultati nelle aree del PISA Test Score, l’Italia perde due posizioni e scivola al 28° posto.
Rispetto a quest’ultimo elemento, non bisogna dimenticare dei capitoli spesso tralasciati come quello dell’educazione finanziaria: come riportato da Ignacio Izquierdo Saugar, Chief Executive Officer di Aviva Assicurazioni in Italia, “18,5 milioni le famiglie residenti nel Paese non utilizzano strumenti finanziari: un livello maggiore di alfabetizzazione finanziaria – aspetto in cui l’Italia ricopre attualmente l’ultima posizione tra i Paesi del G20 – sarebbe in grado di portare molteplici benefici all’economia reale del Paese, come una maggiore capacità di attrarre investimenti esteri. Per migliorare è però fondamentale uno sforzo congiunto da parte delle Istituzioni e di tutti i player che
operano nei settori finanziario e assicurativo”.
Per l’Italia, inoltre, è auspicabile: la realizzazione di una riforma fiscale finalizzata a raggiungere una maggiore equità e semplificazione; un rilancio del Mezzogiorno (attraverso un vasto programma di perequazione infrastrutturale, edilizia e digitale e il potenziamento della formazione secondaria e terziaria); una strategia nazionale di lungo periodo (a-politica e a-partitica) per lo sviluppo di tecnologie verdi e la partecipazione attiva del Paese alla creazione di questa "Circular Europe" che tanti aspettano. Come affermato da Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti, “l’attivazione della capacità trasformativa dell’Italia non è più rimandabile, in quanto con sempre maggiore difficoltà – nei prossimi anni – saremo in grado di vivere delle rendite del passato”.
L’Indice beneficia dell’audit indipendente condotto dal Centre on Composite Indicators and Scoreboards del Joint Research Centre della Commissione Europea e del contributo di un Comitato Scientifico composto da Ferruccio de Bortoli (Presidente, Casa Editrice Longanesi e Associazione Vidas) ed Enrico Giovannini (Portavoce ASviS – Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile).
Nel 2020 il Gruppo di Ricerca ha deciso di rafforzare il sotto-Indice Sostenibilità, attraverso l’introduzione di due indicatori aggiuntivi, disponibili a livello globale per oltre il 99% dei Paesi (143 su 144): emissioni di CO2 pro capite e decessi legati all’inquinamento. Come afferma Leonardo Salcerini, Managing Director di Toyota Material Handling Italia, “la sfida della sostenibilità resta viva […] dobbiamo continuare tutti a impegnarci per rendere le nostre attività sempre più efficienti anche da un punto di vista ambientale, sposando idee e adottando soluzioni che aiutino a raggiungere l’obiettivo.”
Il Rapporto 2020 presenta anche uno sguardo verso il futuro, cercando di cogliere i possibili effetti della pandemia Covid-19 sul ridisegno della mappa dell’attrattività ma il principale elemento di incertezza resta la capacità di ripresa nel medio-lungo periodo.
Concentrandosi invece sulle previsioni di breve periodo, emergono da subito alcuni elementi di attenzione che potrebbero influenzare l’attrattività dei Paesi già nel biennio 2020-2021: sarà chiave considerare la crescita delle disuguaglianze sociali, l’aumento della disoccupazione e gli impatti sulle finanze pubbliche e sui salari. Sarà inoltre importante focalizzarsi su elementi quali la contrazione dei commerci internazionali e il ribilanciamento delle Global Value Chain (che potrebbe determinare un ripensamento delle supply chain e la diffusione di nodi logistici a livello regionale). Come afferma Marco Hannappel, Amministratore Delegato di Philip Morris Italia, “la ripartenza si collocherà in un nuovo scenario, in cui le imprese vincoleranno sempre meno i propri successi a un’area geografica specifica o a un Paese in particolare. In tale prospettiva di reshoring, il compito dell’Italia sarà quello di cogliere tale opportunità per attrarre e promuovere investimenti di imprese italiane e straniere”. Non a caso, probabilmente, parte delle risorse del Piano Next Generation EU saranno indirizzate verso un piano di reshoring degli investimenti (anche al fine di rafforzare nel mercato interno le catene del valore fondamentali), ma anche al sostegno ai settori del Made in Italy.
Infine, rispetto agli impatti della pandemia sull’Indice in senso stretto, è possibile avanzare alcune considerazioni preliminari, utili all’impostazione delle politiche economiche: il Covid-19 inciderà negativamente su tutti i Key Performance Indicator (KPI) del GAI legati agli spostamenti di beni e persone, si contrarranno i KPI legati alla sfera economica (PIL, PNL pro capite, …), ma alcuni indicatori potranno anche essere soggetti a variazioni positive: il lockdown, ad esempio, ha incentivato l’utilizzo di strumenti digitali e ha contribuito a ridurre emissioni e consumo di materie prime.
Tuttavia, si tratta di variazioni destinate a restare arginate al breve periodo, se non saranno attivate riforme trasformative e di lungo periodo della P.A., della scuola e dell’industria.
Come scrive Ferruccio de Bortoli “L’enorme cigno nero che ha attraversato la strada dello sviluppo, falciando migliaia di vite, e cambiando in profondità le nostre abitudini, ha mostrato, da una parte, tutte le fragilità nascoste della società ma ha dischiuso, dall’altra, orizzonti sconosciuti. Oggi è come se dovessimo, colpiti e impoveriti dal virus, scoprire terre incognite, esplorare nuovi continenti della tecnologia, sperimentare i più avanzati modelli di società”.