Vincent Cassel interpreta Gauguin nella biopic di Eduard Deluc. L’attore: “Il mio personaggio? Rozzo e disperato”

La pellicola ripercorre la vicenda artistica e esistenziale del post-impressionista francese a Tahiti, culla delle sue opere più celebri. Cassel: “ho lasciato crescere la barba, ho perso peso, ho imparato il tahitiano, ho inventato un'andatura per lui”

La vita di Gauguin, non vi è dubbio, affascina. Nella biografia, così come nell’opera, costante è la tensione verso due mondi contrapposti che finiscono per fondersi: da un lato Parigi, capitale della cultura occidentale, dall’altra parte luoghi esotici, primordiali, sensuali, delicate e lontane fughe nello spazio e nel tempo.

Paul nasce infatti a Parigi ma trascorre la prima infanzia in Perù, dove viveva la famiglia della madre. A diciassette anni torna in Francia e si arruola in marina e per cinque anni solca il mare. Finita questa parentesi, l’artista tornò nella capitale dove lavorò come agente di cambio. Aveva una moglie e cinque figli quando la Borsa di Parigi crollò nel 1883 e la crisi economica lo condusse ad accaparrarsi vari lavoretti di fortuna. È in questo momento della vita però che decise di seguire la sua vocazione artistica, regalandoci degli assoluti capolavori, molti dei quali trassero origine proprio dai suoi lunghi soggiorni in vari luoghi esotici come la Martinica, Tahiti e le Isole Marchesi, dove morì nel 1903.

Paul Gauguin, Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? (1897-1898), olio su tela, 139×374,5 cm, Museum of Fine Arts, Boston

GAUGUIN di Edouard Deluc, dal 17 settembre in sala con Draka Distribution e liberamente tratto da 'Noa Noa: The Tahiti Journal',  ripercorre proprio l’ultimo periodo di vita dell’artista.

Deluc riconstruisce la tensione tra una vecchia Europa troppo pervasa da codici morali, estetici e politici e una giungla tahitiana libera, ispiratrice, naif.  Il mito del buon selvaggio però non è sempre così reale: Gauguin, interpretato da Vincent Cassel, sfida solitudine, povertà, malattia. Qui incontra Téhura, giovane del luogo che diventerà prima sua moglie e poi la musa di molti suoi capolavori.

"Era alta di statura e il fuoco del sole brillava sull'oro della sua carne, mentre tutti i misteri dell'amore dormivano nella notte dei suoi capelli"

Paul Gauguin


"Questo film nasce dalla mia scoperta di 'Noa Noa', il racconto illustrato che Gauguin produsse nel suo primo soggiorno a Tahiti dal 1891 al 1893 - dice il regista - . È un'opera letteraria di grande poesia, un racconto d'avventura con un tocco di romanticismo mozzafiato. È una sorta di diario privato, scritto con grande umanità, sulle sue esperienze tahitiane, in cui combina racconti, impressioni, pensieri, questioni politiche, questioni artistiche, schizzi e acquerelli. In definitiva, è una sorta di sontuosa dichiarazione d'amore per Tahiti, per i tahitiani e per la sua Eva tahitiana. Nel 2012 - continua Deluc - sono tornato a 'Noa Noa', poi a tutti gli altri scritti di Gauguin e alla corrispondenza con sua moglie e gli amici. Da tutto quel materiale è emerso il profilo di un personaggio visionario e stimolante, che ha abbracciato la modernità mettendola continuamente in discussione".
Chi era Gauguin? "Era una figura eccezionale alla ricerca di un sogno edonistico: liberarsi da tutte le convenzioni, morali, artistiche o politiche. Voleva tornare alla vita da selvaggio che aveva già condotto in Bretagna, Panama e Martinica e che lo aveva fatto emergere sulla scena artistica. Nel 1891 compì una scelta radicale e definitiva, insieme sacrificale e ricca di ispirazione: lasciò Parigi per la Polinesia, dove dipinse con passione, nella totale indifferenza del mondo dell'arte europeo.
Il risultato furono 66 capolavori in diciotto mesi, che segnarono una svolta nella sua carriera e influenzeranno il fauvismo e il cubismo, portando a loro volta all'avvento dell'arte moderna. Il film è costruito attorno a questo momento", sottolinea.
"Al cinema, devi fonderti nel ruolo. Ho lasciato crescere la barba, ho perso peso, poiché Gauguin stava morendo di fame - così infine Cassel -. Indossavo anche denti protesici. Il suo aspetto era una miscela della mia fantasia e della realtà. Ho imparato il tahitiano. Ho inventato un'andatura per lui. L'ho costruito con i tocchi. Forse ho inventato un Gauguin un po' più rozzo di come lo vedeva Edouard e l'ho immaginato per cominciare ad entrare nel ruolo"