Pescatori Libia liberati, comandante Marrone: 'In gabbia, trattati come terroristi'
"Ci passavano cibo al buio tramite una grata, non avevamo nessun cambio, mancavano solo le botte": il racconto del sequestro dei pescatori che finalmente tornano in Italia
Sono stati liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo, sequestrati per oltre 100 giorni in Libia. "Abbiamo cambiato quattro prigioni. Ce la siamo vista brutta. Abbiamo avuto paura. Ci tenevano in gabbia" dice il comandante del peschereccio Medinea Pietro Marrone.
"In alcuni momenti abbiamo temuto per la nostra vita" racconta ancora spaventato Marrone, che accusa: "Ci hanno trattati da terroristi". I pescatori infatti raccontano di essere stati rinchiusi in "una prigione sottoterra" dove "ci passavano il cibo al buio da una grata e non sapevamo cosa fosse".
I pescatori sequestrati in Libia e ora liberati dovrebbero rientrare in Italia domenica pomeriggio. Prosegue poi il tragico racconto: "Mancavano le botte, ma per il resto ci hanno umiliato, abbiamo subito violenza psicologica". E poi ancora: "Non c'è stato nessun processo".
Prosegue il racconto del sequestro dei pescatori all'Adnkronos: "Ci hanno divisi e ci siamo potuti riabbracciare dopo 70 giorni". "Indossavamo sempre le stesse cose, è stato davvero difficile non vedo l’ora di tornare a casa" conclude infine Marrone.