Nuovo dpcm Dad oltre il 75%, Conte: 'Decisione durissima'. Ira dei presidi

"Queste regole di cautela ci rendono ahimè distanti ma siamo tutti vicini nel contrastare la violenza. Anche voi studenti, per buona parte abbraccerete la logica della didattica a distanza. Credetemi, è stata una decisione non facil(e. Abbiamo lavorato tanto per questa didattica in presenza, oggi dobbiamo integrare la Dad perché la curva del contagio è diventata davvero molto preoccupante ma contiamo di farlo solo per qualche settimana, il tempo per riportare la curva sotto controllo". Lo dice il premier Giuseppe Conte intervenendo in video conferenza alla cerimonia in onore di Willy Monteiro, presso presso l'Istituto Tecnico Industriale Statale "Michele Maria Milano" di Polistena (Rc). "Non c'è nulla che ci faccia crescere meglio di un'autentica relazione interpersonale. Dobbiamo confrontarci, dobbiamo alimentare il confronto delle idee, un confronto anche aspro ma sempre rispettoso dell'opinione altrui. E saremo un Paese migliore", aggiunge Conte.  

La violenza va scardinata con studio e sforzo di tutti - "E' una violenza che purtroppo possiamo assumere come emblematica e chiama tutti ad una assunzione di responsabilità collettiva. Per evitare che si ripeta un caso come quello di Willy Monteiro dobbiamo fare tutti uno sforzo quotidianamente. Martin Luther King diceva che a spaventare non è la violenza dei cattivi ma l'indifferenza dei buoni", dice Conte intervenendo alla cerimonia in onore di Willy Monteiro. "Noi dobbiamo scardinare la violenza, fare in modo che non risulti attrattiva. E il modo migliore è studiare, solo adeguati strumenti culturali prevengono l'attrattività della violenza", spiega Conte nel suo video intervento.

Nuovo Dpcm scuola: ira dei presidi

Il nuovo Dpcm, firmato ieri domenica 25 ottobre dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, prevede una riorganizzazione importante di orari e regole. I presidi sono furiosi: "Lesa autonomia scolastica".

La quota di ricorso alla Didattica a distanza nel mondo della scuola, nel nuovo Dpcm, è stata cambiata dall'avverbio "almeno". Nel testo definitivo compare infatti "almeno al 75%" alle superiori, lasciando intendere quindi che la quota potrà essere superiore. Questo piccolo particolare permette ai governatori, che ieri chiedevano a gran voce al governo di arrivare fino al 100%, di poter ampliare il ricorso alla Dad e alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina di resistere, salvaguardando gli studenti più grandi dal rimanere sempre a casa e ottenendo che almeno i più piccoli possano continuare ad andare in classe. Tale provvedimento ha invece scatenato le ire dei dirigenti d'istituto che, per bocca di Antonello Giannelli, presidente dell'Anp (Associazione nazionale presidi), attaccano: "Così si lede l'autonomia della scuola".

Le superiori avranno solo la giornata di oggi, lunedì 26 ottobre, per adeguare la nuova percentuale di didattica a distanza. I singoli presidi potranno inoltre fare una scelta di campo ben chiara: dedicare l'intero 25% della didattica in presenza alle classi prime e quinte.

Resta invariata la didattica al primo ciclo, dalle materne alle medie: sarà totalmente in presenza. Cambiamenti in arrivo per quanto riguarda gli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9, come avviene oggi. Gli studenti delle superiori che rimarranno a casa "alleggeriranno il trasporto pubblico", ha detto il premier Giuseppe Conte illustrando il Dpcm.

Giannelli rivendica l'importanza del ruolo dei presidi, oltre alle diverse situazioni a seconda dei territori: "Non si può imporre alle scuole qualcosa che sono i dirigenti di istituto a dover decidere. L'autonomia scolastica è in pieno vigore ed è tutelata dalla Costituzione, e serve a far sì che ogni scuola offra un'offerta formativa calibrata sulle diverse esigenze del territorio. Imporre vincoli nazionali e regionali contravviene al principio legale - aggiunge - perché quello che si decide in una grande città non va bene per i piccoli centri, le periferie o i centri rurali. Pensiamo poi ai ragazzi che frequentano istituti tecnici: il 50% di loro frequenta laboratori e se si dovesse avverare una didattica superiore al 75% il contenuto del loro diploma si svilirà", aggiunge Giannelli che ribadisce per l'ennesima volta: "La scuola, anche secondo l'Iss, non è un veicolo di diffusione del contagio. I trasporti non ce la fanno? Compriamo più bus. Le Asl non ce la fanno a fare tracciamenti? Rinforziamole. Le scuole aperte, ricordo, sono garanzia di monitoraggio". La stessa ministra Azzolina ieri era tornata a difendere la scuola e il rischio contagi al suo interno: "Il monitoraggio settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità dice che la trasmissione del virus dentro le scuole è ancora limitata. I focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese. Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale".

Aveva anche ricordato: "L'Iss conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere molto molto basso. E' tuttavia chiaro che le attività extra e peri scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione laddove non vengano rispettate le misure di misure di prevenzione previste".